I
tre agenti decidono di prendere la quarantena come un “periodo di riposo
forzato” e approfittarne per riprendere le forze dopo la difficile e faticosa
missione a Miceliax. Le 24 ore passano in fretta e, non mostrando ulteriori
sintomi, i sigilli vengono sciolti e vengono loro restituiti tutti i crypto,
fortunatamente non contaminati.
Mentre
stanno per uscire di casa ricevono una telefonata da parte dell’Agente Valori, che li invita a
visualizzare un filmato in cui è visibile l’ex-accampamento dei South Bulls
durante la notte. Il video è molto sfocato, ma si vede chiaramente un bagliore
improvviso in una delle roulotte e un uomo di colore emergervi subito dopo. Un
agente di sorveglianza si avvicina all’intruso e gli punta la pistola addosso.
L’uomo si ferma e l’agente tenta di ammanettarlo, ma quest’ultimo crolla a
terra improvvisamente. L’uomo gli prende la pistola e si allontana.
Il
filmato risale a quella stessa notte, poche ore prima, e nessuno è ancora
andato a esaminare la situazione: sarà compito degli agenti.
Durante
il tragitto, le considerazioni sono abbastanza ovvie: l’uomo di colore spuntato
dalla roulotte con un bagliore è un ricorsore. In un’ora e mezza arrivano
all’accampamento e trovano il cadavere dell’agente di sorveglianza: il suo
corpo è stato prosciugato, come se tutti i liquidi fossero stati estratti a
forza. Gli è stata sottratta solamente la pistola, e sono piuttosto evidenti le
tracce recenti di una motocicletta (rubata dal parcheggio dei South Bulls).
Gli
agenti danno un rapido esame all’ambiente trovando qualche infinitesimale
traccia di spore all’interno della roulotte in cui si è verificata la
traslazione, dopodiché trascinano il cadavere al coperto e Eleonor collega al
suo cervello il dispositivo N.E.C.R.O.
Prima
di rischiare di friggergli il cervello riescono, tramite l’artefatto, a porre
alcune domande al cadavere, ma il maggior indizio ottenuto sono alcuni dettagli
sul suo corpo: “occhi gialli, puzza di
marcio”.
Riprendono
la macchina e seguendo le tracce della moto puntano nuovamente sulla statale,
fermandosi poi alla prima tavola calda. Nel frattempo Hector cerca informazioni
sui corsi d’acqua della zona, perché l’ipotesi è che lo strano ricorsore ne sia
attirato.
Alla
radio, i tre vengono a conoscenza dell’arrivo di una tempesta nel tardo
pomeriggio.
La
tavola calda è la stessa in cui, una settimana prima, Theodore si era spacciato
per un ispettore dell’ufficio di igiene. Effettivamente viene riconosciuto
dalla cameriera che si dimostra molto gentile nei suoi confronti. I tre fanno
alcune domande sul passaggio di uno strano individuo di colore, ed
effettivamente la cameriera gli dice che quella mattina, all’alba, c’è stata
una rissa: uno strano uomo che puzzava di marcio si è seduto al tavolo con una
prostituta della zona (“Gina o Lina, non
ricordo”) che, dopo un primo momento in cui sembrava arrabbiata, si è
calmata e ha iniziato a parlare con lui. Poi è scattata una rissa tra l’uomo di
colore e il cuoco, che si è beccato uno sgabello in testa, e l’uomo se ne è
andato subito dopo con la prostituta.
Parlando
con i clienti, Theodore convince alcuni bifolchi che stavano facendo colazione a
dirgli il motel in cui la prostituta intrattiene i suoi clienti.
Gli
agenti, tenendo sempre informato sui loro spostamenti l’agente Valori, si
recano al motel in questione e, dopo aver allungato 100$ al proprietario,
riescono a farsi dare le chiavi della camera di Gina Desert (questo il suo “nome d’arte”), dove effettivamente è
stata quella mattina presto assieme a un uomo.
Hanno
fortunatamente la buona idea di mettersi le maschere antigas prima di entrare
nella stanza, perché non appena aprono la porta uno sbuffo di spore li investe.
Prima di fare qualsiasi altra mossa gli agenti chiamano la Fondazione per
richiedere l’intervento di una squadra anti-contaminazione.
Mentre
attendono, nella loro mente comincia a farsi largo l’ipotesi che lo strano
ricorsore non sia altro che lo stesso fungo Tchoya, giunto sulla Terra dopo
aver capito come traslare.
La
squadra di bonifica giunge, ma nel frattempo Eleonor utilizza i suoi poteri di
premonizione per scovare dove sia finita Gina. Ha una visione di lei, assieme
ad altre persone, sedute al tavolo di un bar con una brocca d’acqua di fronte.
Il nome del bar è “The Signal”, ed è piuttosto semplice per il gruppo scovare l’indirizzo
del posto su internet.
I
tre stanno per andarsene lasciando la squadra di bonifica a fare il suo lavoro,
ma Eleonor si accorge in quel momento di una crepa nella maschera antigas che
aveva utilizzato fino a quel momento. È costretta a farsi esaminare dai medici
della Fondazione, che non rilevano tracce di spore nel suo sangue ma le
consigliano di mangiare molto sale e bere dell’alcool per contrastare la
possibile infezione.
Senza
perdere ulteriore tempo gli agenti si recano al The Signal, un bar situato
nella zona centro-sud di Houston, costruito proprio a ridosso del Buffalo
Bayou, uno dei maggiori corsi d’acqua della città. Non si riesce a vedere nulla
all’interno così, mentre Theodore fa il giro dal retro, Eleonor e Hector
prendono la porta principale. Tutti e tre, indossando le tute
anticontaminazione, hanno intenzione di spacciarsi per agenti governativi ed
evacuare l’area eccezion fatta per i loro bersagli.
All’interno,
Eleonor e Hector si trovano di fronte a una strana situazione: ci sono una
dozzina di persone, sedute silenziose ai tavoli con colmi di bicchieri e grosse
brocche d’acqua. Tra queste riconoscono quella che probabilmente è la
prostituta Gina, ma le persone alzano lo sguardo verso di loro si accorgono che
hanno tutte gli occhi completamente bianchi: sono state contaminate!
Theodore,
dal retro, intravede un uomo di colore recarsi al bancone e decide di seguirlo
silenziosamente.
“Desiderate
qualcosa, signori?”, chiede l’uomo dagli occhi gialli a Eleonor e Hector,
ignorando il fatto che indossino le ingombranti tute gialle.
I
due agenti tentano di prendere tempo, ma nel giro di pochi istanti scoppia il
panico: mentre cercano di andarsene, l’intera clientela contaminata del locale
si alza e si dirige verso di loro con intenti ostili. Eleonor riesce a prendere
la porta e ad andarsene, mentre Hector rimane da solo a fronteggiare l’orda.
Theodore,
ancora nascosto, ne approfitta per tentare di stordire il ricorsore dagli occhi
gialli con il suo taser.
Nel
giro di pochi istanti, scoppia la violenza: i contaminati attaccano Hector
tempestandolo di colpi. Fortunatamente la forma stretta del locale non permette
un accerchiamento completo, quindi Hector non si trova mai a doverne
fronteggiare più di due alla volta.
L’attacco
di Theodore non va a buon fine, e il ricorsore lo attacca colpendolo con dei
potenti pugni che probabilmente gli incrinano qualche costola e lo lasciano
senza fiato. Theodore estrae la pistola e spara al ricorsore: un paio di
proiettili vanno a segno, e dalle ferite, oltre al sangue, vengono emessi degli
sbuffi di spore.
Eleonor,
nel frattempo, corre a un benzinaio situato poco distante e, puntando la
pistola contro un poveraccio che stava facendo rifornimento alla sua macchina,
gli urla di riempire delle taniche e seguirla. L’uomo esegue, e insieme si
recano nuovamente verso il locale.
All’interno,
Hector sta tenendo testa abbastanza bene al gruppo di avversari: riesce a darne
almeno quante ne prende. Theodore, invece, non ne avrà ancora per molto: il
ricorsore ha una forza disumana e i suoi continui tentativi di strappargli la
tuta anticontaminazione per toccarlo non lasciano presagire nulla di buono.
Eleonor
spalanca la porta, innaffiando di benzina l’intero locale e gli aggressori di
Hector, poi lanciandola al di là del bancone e colpendo anche il ricorsore
dagli occhi gialli. Basta una scintilla, e l’intero locale (costruito in buona
parte in legno) prende fuoco. Eleonor ed Hector si lanciano fuori dalla porta
principale, mentre Theodore, dopo aver visto i vestiti del ricorsore prendere
fuoco, corre sul retro.
I
tre sono costretti a sigillare le porte e lasciare che i contaminati all’interno
brucino, mentre nel frattempo chiamano la Fondazione e la allertano sul
pericolo. In breve giunge l’agente Valori con medici, militari e altro
personale, che bloccano la strada e si preoccupano di tenere a bada l’incendio.
I tre personaggi vengono curati dal personale medico.
La
tempesta, preannunciata quella mattina, è ormai su Houston. Fulmini e lampi
riempiono il cielo, e l’acqua inizia a scendere a catinelle.
La
situazione sembra risolta, quando uno dei medici della Fondazione chiama l’agente
Valori chiedendogli di andare sul retro del bar bruciato. Il gruppo li segue, e
lì vedono chiaramente qualcosa nell’acqua del Buffalo Bayou: una massa fungoide
rotonda, di ampiezza ormai vicina ai cinque metri, che, assorbendo l’acqua del
fiume e della pioggia continua, si sta ingrandendo a vista d’occhio…
La
prossima sessione sarà l’ultima, per il gruppo di agenti: Houston è condannata
alla contaminazione o troveranno un modo per fermare questo flagello?
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