
Il Capitano Sekigawa si trovava seduto a gambe incrociate sul ciglio della collina erbosa e fissava con sguardo severo l’ampia Vallata dei Ciliegi che si stagliava sotto di lui, mentre una pallida luna brillava nel cielo notturno. Una vera e propria meraviglia della natura agli occhi degli uomini, ora che i ciliegi erano in piena fioritura e centinaia e centinaia di piccoli petali rosa si muovevano sospinti dal vento. Sembrava quasi che l’intera vallata fosse viva, come un unico organismo vivente che lentamente respirava, un neonato appena venuto al mondo.
“Capitano…”
Sekigawa spostò lo sguardo dalla magnificente bellezza della valle e, sistemandosi le ottiche, portò lo sguardo verso l’uomo che aveva parlato. Il suo secondo in comando, il Tenente Izumi.
“Non dovresti riposare, tenente?”, disse riportando lo sguardo verso il paesaggio.
“Questo spettacolo mi mozza il fiato, capitano. Il resto degli uomini sta dormendo come se fossero in letargo, ma io non ce la faccio.” Sekigawa notò che la voce di Izumi era tremolante, insicura.
“Qual è il problema, tenente? Sento del nervosismo nella tua voce.”
“Domani dovremo scendere laggiù”, disse prima di bloccarsi.
“Sì, è così. Con le prime luci dell’alba caleremo sulla vallata. I banditi che stanno flagellando la satrapia di Fong Bei si nascondono laggiù. Sono una dozzina, a quanto ci hanno riferito. Niente che non possiamo affrontare.”
“Lo so capitano. Ci hanno pagato per farlo.”
“Allora qual è il problema?”, rispose di scatto Sekigawa, voltandosi nuovamente verso Izumi.
“Il problema è che ho paura capitano. I vostri cavalli e i vostri uomini marceranno su quel paesaggio incontaminato. Le piante di ciliegio ne verranno contaminate, distrutte. Se un Dio veglia su quella valle, ne sarà certamente furioso.”
Sekigawa si alzò in piedi e si avvicinò a Izumi, posandogli le mani sulle spalle, come per rassicurare un vecchio amico.
“Ed è per questo che non siamo scesi durante la notte. I vili agiscono lontano dalla luce. Noi caleremo come una forza pacificatrice, spronati dalla luce del sole che sorge. I banditi si arrenderanno alla nostra magnificenza e nemmeno un singolo petalo di ciliegio sarà calpestato. Ricordatelo sempre Izumi: la Compagnia della Tigre Orientale porta con sé delle armi per far sì che nessuno debba mai più usarle. E anche se dovesse succedere qualcosa laggiù, un imprevisto che faccia macchiare di sangue quel sacro terreno, allora ti prometto che se sarà necessario dedicherò il resto della mia vita per riparare quel torto.”
Izumi annuì verso il suo capitano, ora visibilmente rassicurato.
“E se il Dio dei Ciliegi si adirasse?”, chiese.
“La mia offerta basterà a placare qualsiasi furia”, rispose sicuro Sekigawa.
“Se fossimo sull’Isola Benedetta – rispose ridendo Izumi – una frase del genere vi sarebbe costata l’accusa di eresia!”
“Se fossimo sull’Isola Benedetta – disse serio il capitano – un’accusa di eresia sarebbe l’ultimo dei miei problemi.”
[Esercizio della settimana: scrivi un dialogo!]
[Sì, ho usato l'ambientazione di Exalted.]
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