
Fisso il foglio ancora bianco.
Quale delle seguenti sostanze è più energetica per un grammo di peso?
I miei compagni sono chini sui loro fogli. Intenti a crocettare con fare meccanico le loro risposte al test di chimica. Alcuni alzano lo sguardo come per supplicare una risposta dai secchioni della classe.
A) Proteina.
La signora Debtheas osserva la classe dall’alto della cattedra, lanciando occhiate arcigne verso tutti. Ci sorveglia come un secondino. Di quelli pronti a saltare addosso ai detenuti con l’intento di picchiarli e sfogare la loro ira repressa. Sanno che sono solo degli sporchi detenuti, e non saranno puniti per questo.
B) Lipide.
L’unica cosa che riesco a fare in questo momento è sbatacchiare la mia penna sul bordo del tavolo, producendo un suono noioso, irritante. Jeanie, che si trova a meno di un metro da me, mi lancia un’occhiata infastidita. Lei è una di quelle che ha studiato.
C) Zucchero.
Fottuta chimica. A vedere tutti i suoi atomi, le sue molecole, la sua tavola periodica, mi intristisco. Mi fanno rendere conto che questo mondo è dannatamente materiale. Solido. Reale. Sintetico. Non c’è posto per magia, fantasia, immaginazione. È un fottuto mondo sterile, privo di vita. Un po’ come la superficie di Marte. Là solo i sassi possono vivere bene. Forse loro sarebbero bravi in chimica.
D) Acqua.
Che cosa ci faccio qui? Ho davanti solo fogli bianchi, biro, camici, microscopi. Barattoli e ampolle contenenti sostanze colorate ma inerti. Mi manca il palco. Mi manca il teatro. Mi manca essere un giorno una principessa, un giorno il giullare del re, un altro giorno una ballerina su un lago di cigni.
Mi manca la musica. La musica non ha atomi e molecole. La musica c’è e basta. È viva, altro che questa roba senza vita.
Senza vita.
E) Alcol etilico.
Mancano cinque minuti alla fine del test. Il mio voto sarà uno zero. Non me ne frega assolutamente niente.
A casa me lo diranno. “Dominique, stupida ragazza, quando pensi di mettere la testa a posto e iniziare a vivere in questo mondo?”
Mai spero. È un mondo senza vita. La vita vera sta altrove.
Eppure non ho il coraggio di andarmene. Me ne resto qui, in questo ambiente sterile a battere il bordo del tavolo con la mia penna. Sperando che una melodia mi trasporti via.
Ho ancora cinque minuti. Il foglio non rimarrà bianco ancora per molto. Questa vita deve piacere a me, non agli altri. Voglio una melodia? La avrò.
Di sicuro domani chiameranno i miei genitori per un colloquio.
Come al solito reciterò la parte del mimo. Qualche gesto triste, di cordoglio. Ma in realtà sarà solo silenzio.
[Questo piccolo racconto era il primo "esercizio" del laboratorio di scrittura creativa, ovvero "scrivi un racconto su come è stata scritta una canzone". La canzone in questione è Lifeless, degli Stolen Babies, che potete trovare qui: http://www.youtube.com/watch?v=lF4wqWDpVu4. E' chiaramente opera di completa fantasia.]
clap clap clap ^^
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