Avete sentito
tutti parlare di Asterione! Sapete che nessuna preda sfugge al suo sguardo di
ghiaccio, che quando il suo passo leggero che si ode tra i larici e le fonti
d’acqua incontaminata significhi la fine di una vita! Eppure nessuno di voi sa
delle sue origini!
Asterione ebbe
un padre che viveva qui, in questo villaggio. Anche le sue frecce non avevano
mai mancato una preda! Prima di partire per la sua ultima caccia, radunò i suoi
compaesani: “Ho cacciato ogni bestia,
mostruosità e pericoloso assassino su cui il mio sguardo si sia mai posato. Mi
resta solo l’inafferrabile, ciò che può essere visto e mai raggiunto, la preda
più sfuggente. Non tornerò fino a che non sarò vittorioso!”
Nelle valli e sulle
più ripide montagne cercò l’ineffabile, e quando le colossali nubi nere
percorse da scariche si presentarono dinnanzi a lui, comprese che quello era il
suo obiettivo. Con la lancia e l’arco attaccò la Tempesta, ma tutto fu inutile.
Allora salì sul
picco più alto e aveva sfidò la sua nemica, la maledisse, e la sua voce era una
cosa sola con i rombi del tuono.
La Tempesta comprese
che il cacciatore era come lei: sempre pronto a sfogare la sua ira, un essere
che non si dava per vinto neanche di fronte all’impossibile, e si innamorò di
lui di quell’amore passionale, bruciante e rapido come un lampo. Con il vento
trascinò il cacciatore tra le più alte e fredde nubi e insieme danzarono il
ballo degli amanti più arditi.
Asterione era
nato dal nulla, rivenuto tra il verde fogliame zuppo d’acqua quando infine la
Tempesta ebbe soddisfatto il suo bisogno. Il cacciatore realizzò di avere vinto
la sua ultima battaglia e l’aveva riportato indietro come trofeo: non una testa
impagliata da appendere a una parete, ma qualcuno che avrebbe provato con il
resto della sua vita le abilità del padre.
Nessuno del
villaggio credette alla verità delle sue parole: cosa poteva mai voler dire la
presenza di quel neonato dagli occhi pallidi, che quando piangevano si facevano
scuri come nubi?
“Avete occhi solo per osservare ciò che è
palese. La verità vi è sconosciuta, la stoltezza regna nelle vostre menti.
Porterò mio figlio lontano da voi, e il suo nome sarà Asterione: come il
Minotauro di Creta, nato da un impossibile rapporto, vivrà e dominerà nel
labirinto verde della foresta.”
E a tutti coloro
che ancora non credono a questa storia, dico ancora: guardatelo bene negli
occhi, e riconoscerete il lui il volto spietato della madre!