Gli
atomi che compongono i personaggi vengono ricomposti, e la prima sensazione che
percepiscono è il freddo. Si trovano all’aperto, di notte, su una passerella
metallica larga appena un metro; sotto di loro percepiscono il vuoto, e anche
l’ossigeno sembra essere scarso. Si trovano su un grosso rotore, la cui elica
si muove lentamente nel vuoto, occasionalmente convogliando le nubi sottostanti
attorno alla Pianta-di-Fagioli. Il flusso di energia fuoriesce lampeggiando di
luce verde da una crepa dal cristallo, e la pianta prosegue ancora, perdendosi
nel cielo.
Dopo
alcuni esoterismi di Mistar atti a consentire la sopravvivenza del gruppo
nell’ambiente ostile, i tre si legano alla passerella e decidono di
approfittare del luogo tranquillo per riposare alcune ore. Durante la notte,
Spritz vede ogni tanto delle ombre fumose muoversi lungo il rotore, e trova
sulla passerella frammenti di legno bruciato, ma non riesce a capirne le cause.
Al risveglio il sole è sorto, e i tre riescono a scorgere sotto di loro il
verde profilo delle pianure di Kataru, il Riage Nero, la foresta di Ba-Adenu e…
addirittura la curvatura della terra. E sopra di loro, la Pianta-di-Fagioli
sembra proseguire all’infinito.
Leon
utilizza i materiali acquistati per riparare le crepe sul cristallo, e il
flusso di energia verde, sbloccatosi, parte verso l’alto. I tre immergono le
mani in una vasca di melma lì accanto e nuovamente vengono disintegrati, per
poi essere ricomposti pochi istanti dopo.
L’ambiente
in cui si trovano è oscuro e invaso da una vorticante e densa nebbia, simile a
una nube, che gli impedisce di vedere a più di pochi metri. Vicino a loro c’è
una vasca di melma simile a quella in cui hanno immerso le mani e al centro di
essa vedono la cima della Pianta-di-Fagioli: il pilastro di cristallo termina
con una punta arrotondata. L’ambiente pare essere enorme, dato che non vedono
soffitti o pareti, ma solo delle passerelle che scendono verso il basso
percorrendo la superficie di una cupola di dimensioni ciclopiche. Il gruppo
decide di scendere, e mentre lo fanno sentono dei colpi potentissimi provenire
dall’interno della cupola. Trovano l’enorme porta metallica che fa da ingresso,
ma il meccanismo di apertura è stato spaccato ed è irreparabile. Nubenera sembra inquieto ma pare aver
fiutato una pista, così decidono di attaccargli al collo un lumiglobo e farsi
fare strada. Dopo pochi istanti, i tre incrociano un’altra creatura simile a
Nubenera: è più malridotta, ossuta e parte della pelle del suo volto è
staccata, ed è visibile lo scheletro metallico al di sotto. Non riescono ad
avvicinarsi, perché la creatura svanisce nella nebbia.
Avanzando
in linea retta nell’oscurità intravedono una luce verde davanti a loro, e arrivano
a un’altra cupola metallica (più piccola della precedente ma comunque di
notevoli dimensioni) dalle porte spalancate, al cui interno fa bella mostra di sé
un rigoglioso giardino che emette energia biologica. Il gruppo esamina
l’ambiente, rendendosi conto che le pareti interne della cupola contengono uno
strato d’argento riflettente, e Mistar arriva alla comprensione che questo
sistema dovrebbe far sì che l’energia biologica venga contenuta e che il
giardino continui ad alimentare sé stesso all’infinito. Alcuni simili di
Nubenera (tutti ugualmente danneggiati) vivono in quest’area, ma paiono tutti
diffidenti e poco inclini ad avvicinarsi. Spritz rinviene impronte di stivali
in un’area terrosa, e le segue fino a trovare un giaciglio.
Incautamente
(e complice anche un 1 sul dado) Leon ci mette le mani dentro e una tagliola
artigianale si chiude sul suo braccio, danneggiandolo gravemente e forse
rompendogli qualche osso.
Realizzando
che forse le impronte potrebbero appartenere a Jack, ma non trovando altri
indizi, i tre decidono di uscire da un altro ingresso del padiglione e
proseguire in una direzione ben precisa, in linea retta.
Entro
pochi minuti giungono a un altro padiglione identico, i cui interno è però più
angusto e illuminato da alcuni lumiglobi sospesi a mezz’aria. All’entrata
vengono accolti da una trappola elettrica opportunamente piazzata, che per poco
non uccide Mistar (gli rimanevano 3 punti di Intelletto E BASTA) e che ferisce
anche Spritz, prima di venire distrutta da Leon.
L’ambiente
in cui si trovano è pieno di scaffali metallici su cui sono radunati attrezzi
da riparazione, materiali di fortuna, Arcani e qualche strano congegno.
Approfittano della relativa calma del luogo per tirare il fiato e Leon, con un
po’ di fatica, riesce a sostituire i circuiti bruciati di Mistar facendogli
riprendere l’uso del braccio. Nel frattempo Spritz da un’occhiata alle altre
stanze, ma trova ben poco di interessante, eccezion fatta per un’uscita dal
padiglione che pare sia stata appositamente coperta con dei detriti.
Quando
decidono di avanzare, Leon percepisce una sensazione gelida sul collo. Dal
nulla, come se fosse stato completamente invisibile e mimetizzato fino a un
istante prima, compare di fianco a lui un individuo con indosso un’armatura di
synth e microfibra nera, una maschera completa con lenti a zoom, e un bastone con
un’estremità irta di coltelli. Con una rapidità sorprendente punta l’arma al
collo di Leon, e si respira un attimo di tensione quando la figura chiede chi
diavolo siano. Dicono i loro nomi, e la figura risponde semplicemente: “Io sono
Jack.”
Mistar
si presenta come quello che gli aveva parlato tramite la sfera, e Jack diventa
euforico, abbracciandoli e dicendogli che ora, con il loro aiuto, forse potrà
andarsene da quel luogo infame. La leggenda vivente inizia a parlare di un modo
per scappare da quel posto, quella “Tomba
delle Nuvole”, tramite un mezzo di trasporto degli Antichi che da solo non
è in grado di manovrare.
I
tre capiscono subito che Jack è completamente pazzo, ma riescono a cavargli
numerose informazioni:
- Gli
Antichi sono un popolo chiamato Xahenas, arrivato dalle stelle più lontane
grazie alle proprie navi-serpente. Esperti nella manipolazione di ogni forma di
vita, avevano imparato a sfruttare come riserva di energia il Vitara, il flusso
vivente brillante di verde che permea ogni creatura. Piante, animali e esseri
umani ne hanno ben poca, ma gli Xahenas erano dei potentissimi generatori di
questa energia, e la sfruttavano per tutte le loro creazioni. Il Sostegno e le
altre rovine erano un loro avamposto, creato per motivi sconosciuti. In alcuni
archivi Jack ha scoperto che qualcosa è accaduto sul loro mondo natale, forse
un’esplosione di Vitara impossibile da controllare, che li ha annientati. I
pochi rimasti sulla Terra hanno sviluppato la fusione tra carne e metallo
vivente, in modo da diventare immortali e attendere che forse qualcuno del loro
popolo giungesse nuovamente a prenderli.
- Le
creature simili a Nubenera presenti per tutta la tomba sono manutentori creati
dagli Xahenas per mantenere funzionanti le proprie creazioni. Per qualche
strano motivo, hanno smesso di funzionare da tempo e si comportano come
animali.
- Jack
ha lottato contro il Gigante, in
realtà una sorta di automa-guardiano della Tomba, tempo addietro. Durante lo
scontro è riuscito a ferirlo gravemente, tanto che la creatura si è ritirata
nel padiglione grande (quello da cui i personaggi hanno sentito provenire i
colpi) e per un sacco di tempo non se ne è più sentita la presenza. Il mostro
pare essersi risvegliato quando i personaggi sono giunti in cima alla
Pianta-di-Fagioli, ma nemmeno Jack sa spiegarsi perché (anche se pare essere
molto sospettoso nei loro confronti). Dice anche che le porte che lo tengono
intrappolato non reggeranno in eterno.
- C’è
un mezzo di trasporto degli Antichi che potrebbe permettere la fuga da quel
luogo, dove Jack è rimasto intrappolato per molto tempo. Infatti, è impossibile
percorrere il flusso di Vitara della Pianta-di-Fagioli al contrario, perché è
come nuotare controcorrente in una cascata. Jack sostiene però che il mezzo non
possa essere manovrato da una sola persona, per cui avrà bisogno dell’aiuto di
tutti per andarsene.
- C’è
un padiglione contenente un macchinario chiamato da Jack “l’arpa magica”, ma
non svela altri dettagli su di esso.
Alle
ovvie domande dei personaggi su come abbia fatto a sopravvivere così a lungo
(considerando che la leggenda di Jack è vecchia di almeno 400 anni), lui appare
sconvolto e inizia a sostenere di essere intrappolato lì su da diversi mesi, al
limite qualche anno, ma pare negare l’evidenza. Quando i personaggi gli fanno
domande rischiose come “che cosa hai
mangiato per tutto questo tempo?” e “perché
abbiamo ritrovato le sfere-chiavi per arrivare quassù al loro posto, se ci eri
passato tu per primo?”, Jack dissimula ed evita di dare risposta.
Alla
fine rivela almeno una verità mostrando un lembo di pelle color grigio
metallico nascosto dall’armatura: Jack si è volontariamente sottoposto al
trattamento per la fusione con il metallo degli Xahenas, sopravvivendo
miracolosamente e quindi divenendo immortale.
Jack
pare insistere sul recarsi tutti immediatamente al mezzo di trasporto e
andarsene prima che il Gigante sfondi le porte, ma il gruppo non cede: sono
arrivati fin qui, e vogliono vedere il Gigante almeno una volta, per trovarsi
faccia a faccia con la leggenda. Vogliono scoprire tutti i segreti di quel
luogo, specie quelli di una fantomatica “gallina dalle uova d’oro” che dovrebbe
trovarsi nel padiglione centrale, l’unico luogo che Jack non è mai riuscito a
esplorare.
Jack
fa di tutto per convincerli, ma niente pare attaccare, il gruppo pare
intenzionato a fronteggiare il Gigante. Giungono alla fine ad un accordo: Jack
darà loro una mano a fronteggiare il mostro, ma se qualcuno di loro dovesse
essere in pericolo dovranno tutti abbandonare la missione e dirigersi al mezzo
di trasporto. Se solamente uno di loro morisse, tutti si troverebbero
intrappolati perché il mezzo di trasporto non sarebbe governabile.
La
prima idea di Mistar è quello di sfruttare un’alta concentrazione di Vitara per
farla esplodere addosso al Gigante, con un’arma o tramite l’esplosione della
serra, come era già capitato al bosco nelle sessioni precedenti (vedi Sessione
X – Oltre il Bosco, Attraverso il Portale). Insieme esaminano la serra, ma Jack
sostiene che non sia una buona idea: le creature alimentate a Vitara (come il
Gigante) sono immuni all’energia distruttiva dello stesso, quindi un’esplosione
di energia verde contro l’automa potrebbe sortire l’effetto contrario,
potenziandolo o peggio.
Iniziano
a pensare che riattivando il flusso di Vitara lungo la Pianta-di-Fagioli si
siano riattivati dei meccanismi che hanno permesso la rigenerazione del
Gigante.
Lasciando
perdere l’idea proseguono allora verso un altro padiglione, con Jack che
continua a insistere sul fatto che lui, negli ultimi anni, ha già trovato tra
le macerie tutto quanto era possibile recuperare. Trovano un padiglione distrutto,
e Jack dice che è lì che ha combattuto l’ultima volta contro il Gigante, quando
il mostro è crollato ha distrutto tutto quanto. Tra i resti metallici il gruppo
trova un macchinario semidistrutto, ma ancora brillante di energia. Jack
sostiene che non aveva mai funzionato prima di allora, ma forse con la
riattivazione del flusso di Vitara qualcosa è cambiato.
Mistar
si connette al macchinario e lo esamina, scoprendo che si tratta di un
apparecchio che regola il flusso e la direzione del Vitara nella
Pianta-di-Fagioli. È in parte danneggiato, ma il flusso potrebbe ancora essere
invertito. Probabilmente il teletrasporto funzionerebbe in senso inverso, ma si
riporterebbe un enorme flusso di energia alla sua fonte, innescando una
probabile distruzione di tutto quanto.
Nel
frattempo Jack, che sembrava piuttosto agitato, attiva i sistemi mimetici della
sua armatura e scompare nel nulla.
Leon
torna verso il luogo dove hanno incontrato Jack, e decide di esplorarlo per
intero. Addentrandosi nelle sale ne trova una dove una dozzina di manutentori
modificati con artigli d’acciaio e congegni piantati nella testa attendono
silenziosi. Non appena mette piede nella sala, questi gli saltano addosso
facendogli parecchio male e costringendolo a una fuga disonorevole.
Mistar
e Spritz smontano parte del pavimento della Tomba e trovano una canalina di
cristallo che convoglia il Vitara al macchinario del padiglione in cui si
trovano. Jack sosteneva che il Vitara deve essere incanalato in un supporto
fisico altrimenti si disperde in pochi istanti, così iniziano a cogitare sul da
farsi, ma poi decidono di andare a cercare Leon.
Quando
si rincontrano Leon spiega agli altri la situazione, così entrano tutti nel
padiglione dei manutentori e Spritz, con un veloce colpo di spada, li annienta
permettendo il passaggio. Arrivano a una sala blindata dove trovano un paio di
esplosivi a Vitara (Jack ne portava alcuni legati addosso) e un disco di
cristallo. Grazie alle lenti verdi trovati nel Sostegno, Leon si accorge che
Jack, mimetizzato, li sta scrutando attentamente.
Portano
tutto al di fuori, ma Jack ricompare e chiede al gruppo di restituirgli il
disco. Al rifiuto del gruppo, lui glielo ruba con una manovra agile e scappa
nella nebbia.
Leon
e Mistar sono sempre più delusi: il loro eroe d’infanzia, il leggendario Jack,
si sta rivelando essere solo un pazzo e un codardo, intenzionato solo a
progettare la sua fuga.
Il
gruppo lo cerca ancora un po’, ma sembra essere sparito. Decidono di continuare
l’esplorazione, finché non giungono a un padiglione dove ci sono vari macchinari
non funzionanti e un enorme disco metallico concavo, con un’antenna posizionata
al centro. Mistar riesce a far ripartire i macchinari, comprendendo che si
tratta di un apparecchio per la trasmissione di onde sonore a una frequenza
impercettibile dall’orecchio umano (a tutti gli effetti, una trasmittente
radio). Prova a trasmettere i suoi pensieri tramite il collegamento, cercando
di capire se c’è qualcuno dall’altra parte, quando una voce cavernosa gli
risponde.
Mistar
si rende conto di stare parlando con il Gigante.
L’automa,
in realtà molto più intelligente di quanto si potesse credere, si presenta come
guardiano del popolo Xahenas, programmato per difendere quel luogo dalle
intrusioni. Dice chiaramente che, secondo i suoi calcoli, entro 4 ore circa si
libererà dal padiglione centrale e darà la caccia a Jack, per poi dare la
caccia ai personaggi: su questo, pare essere intransigente, in quanto è il suo
scopo.
Mistar
però riesce a farsi rivelare alcune succose informazioni su Jack e sulle
possibili vie di fuga da quel luogo:
- Jack è un
essere umano, ma è stato “costruito” dal Gigante stesso secoli prima tramite i
laboratori e i macchinari degli Xahenas. La sua creazione però, dotata di
libero arbitrio, gli si è rivoltata contro.
- Jack è
nato nella Tomba delle Nuvole, ne è fuggito una volta, e poi il Gigante è
andato a riprenderlo. È riuscito a riportarlo su, ma poi è stato sconfitto.
Quando Jack ha tagliato i flussi di Vitara, per lui è stato necessario l’auto-spegnimento.
- Il mezzo
di trasporto con cui Jack vuole fuggire viene alimentato grazie al Vitara dei
piloti. I corpi degli Xahenas ne generavano a volontà, ma degli umani
probabilmente morirebbero nel tentativo! Jack quindi voleva, a tutti gli
effetti, utilizzare il gruppo come carburante.
- Un’altra
possibile via di fuga sarebbe invertire il flusso di Vitara della Pianta, ma ci
potrebbero essere delle conseguenze. Il Gigante, forse per pietà o per chissà
quale altro motivo, rivela che nel padiglione centrale c’è forse qualcosa per
andarsene.
Una
volta interrotto il collegamento i tonfi in lontananza riprendono: presto il
Gigante sfonderà le porte. Mistar spiega agli altri la situazione, e tutti
vengono colti da un sentimento di vendetta nei confronti di Jack. Lo cercheranno
per altre tre ore, dopodiché si nasconderanno… e a quel punto sarà il Gigante a
pensarci.