mercoledì 27 maggio 2015

La Tomba delle Nuvole - D&R, La Nave Arca e il futuro della campagna…



Questa settimana non un riassunto della campagna, ma una bella rubrica mista di ciò che è stato, ciò che è e ciò che sarà… forse.
C’eravamo lasciati con i personaggi precipitati con un’astronave Xahenas nel bel mezzo del Sere Marica, dopo aver affrontato Jack e il Gigante del Fagiolo.
Molte domande hanno affollato la mente dei personaggi… e quella dei giocatori! Pur non dando la minima soddisfazione ai personaggi per i misteri a cui non hanno trovato risposta, ho deciso di dare un contentino ai giocatori, che sono stati liberi di pormi alcune domande fuori dal gioco. I loro personaggi, dopotutto, non sapranno mai nulla.

Cosa erano la Pianta-di-Fagioli, la Tomba delle Nuvole e le altre rovine degli Xahenas?
Probabilmente un avamposto sulla Terra lasciato da questi viaggiatori provenienti da un pianeta lontano. La natura della loro tecnologia li spingeva a studiare le forme di vita e ciò che avete trovato è tutto ciò che è rimasto del loro passaggio durante uno dei mondi precedenti. Qualcosa di terribile deve essere accaduto al loro mondo natale, ma i pochi rimasti, dopo essersi trasformati in metallo, non hanno perduto le speranze che il loro popolo li tornasse a prendere…

C’era modo di sconfiggere il Gigante?
Sì, ma non era per niente semplice. La chiave, come volevano le leggende, era racchiusa nella cupola dell’arpa magica. Essa poteva riprodurre delle sequenze di suoni tramite delle scatole musicali (una delle quali era posseduta da Mistar come arcano dall’inizio della campagna). Una di queste sequenze, se ascoltata dal gigante, lo avrebbe disattivato: gli Xahenas avevano creato ciò come sistema di sicurezza nel caso la loro creazione fosse andata fuori controllo.
Il vero problema era che il Gigante non aveva alcun tipo di percezione sonora, quindi anche far suonare l’arpa con lui a pochi metri sarebbe stato inutile. Era però in grado di percepire le onde radio (come avevano avuto modo di scoprire, avendoci parlato assieme), quindi sarebbe bastato collegare l’arpa magica al sistema di trasmissione per poi farla suonare: il Gigante si sarebbe spento istantaneamente.

Perché i manutentori (come Nubenera) avevano smesso di riparare i numenera Xahenas?
Per qualche motivo la loro mente è regredita allo stadio animale, ma il perché rimane avvolto nel mistero.

Chi era Jack?
Un esperimento di creazione della vita ideato non dagli Xahenas, ma dallo stesso Gigante, che in quanto parzialmente intelligente era affranto nel dover trascorrere l’eternità da solo. Jack era un essere umano a tutti gli effetti, ma creato in laboratorio direttamente nella Tomba delle Nuvole (una sorta di clone). Sapeva maneggiare perfettamente la tecnologia Xahenas perché la conoscenza gli era stata impressa nella mente al momento della sua nascita. Aveva però desideri e sensazioni umane, e mal sopportava la prigionia nella Tomba, quindi è riuscito a fuggire sulla Terra per un breve periodo, dove è stato considerato un eroe leggendario anche in virtù delle sue capacità fisiche e mentali (era, a tutti gli effetti, un super-umano).
Il Gigante l’ha catturato e riportato nella Tomba, e in quel momento è scoppiato un combattimento che ha visto la momentanea (insomma… per circa 400 anni) disattivazione del Gigante, ma Jack è rimasto bloccato sopra. Ha in seguito utilizzato le stesse strumentazioni degli Xahenas per fondere il suo corpo con il metallo e divenire immortale, e ha atteso per centinaia d’anni che qualche sprovveduto riuscisse a scalare la Pianta per poterlo usare come carburante e fuggire…

Perché Jack aveva lo stesso aspetto dei gemelli Krauser?
Ecco il domandone che tutti aspettavate! La spiegazione più semplice è quasi sempre quella giusta, e anche in questo caso… Jack ha trascorso, durante la sua fuga dal Gigante, un periodo di diversi mesi sulla Terra. Aveva istinti e desideri umani, quindi sicuramente sarà stato a letto con qualche signorina ben disposta ad accogliere un eroe tra le lenzuola.
Circa quattrocento anni dopo sono nati i gemelli Leon e Mistar che, per puro caso, avevano lo stesso profilo genetico del loro antenato Jack (un’improbabilità, ma sicuramente non un fatto impossibile).

Detto questo, cosa sta accadendo ora? Sono passati circa tre mesi da quanto il gruppo si è schiantato nella Sere Marica, e il loro unico obiettivo per questo lungo periodo è stato tornare a casa.
Come intermezzo ho deciso di far giocare loro l’avventura La Nave Arca, ambientata nella città di Druissi, che guarda caso si trova proprio sulla via del ritorno per il Sostegno.

Sfortunatamente un altro giocatore ha dovuto abbandonare la campagna per problemi personali: i gemelli Krauser si sono dovuti separare, perché Mistar ha abbandonato suo fratello e Spritz per unirsi a una comitiva di Ministri degli Eoni, a cui vuole aggregarsi per carpirne i segreti.

Leon e Spritz hanno quindi continuato fino a imbattersi nella città di Druissi e i suoi problemi. Essendo un’avventura che tutti i possessori di Numenera conoscono non starò a scrivere un riassunto dettagliato, vi basti sapere che la situazione in città è stata risolta completamente e il gruppo ha avuto l’ingresso di una nuova giocatrice.
Diamo il benvenuto a…

Kendra, una Tech Rapida che Controlla la gravità. Rapita dal suo villaggio da delle misteriose creature e vittima di strani esperimenti, la giovane tech ha visto svilupparsi i suoi poteri gravitazionali senza sapere da dove essi provengano.

Cosa accadrà ora? Beh, sicuramente ci sarà un fast-forward di almeno un paio d’anni, in cui gli eroi del Sostegno potranno prendersi la meritata gloria e rincorrere alcuni obiettivi personali (e vai con le spese di PE per benefici a lungo termine!)

Probabilmente la campagna vedrà l’ingresso di nuovi giocatori, ma ci stiamo ancora lavorando.
E poi? Beh, qualcosa si sta muovendo al di là del Riage Nero, in un piccolo ma indipendente regno conosciuto come Thaemor… chissà se gli eroi del Sostegno riusciranno a vederci chiaro in mezzo a tutte quelle ombre.

venerdì 15 maggio 2015

La Tomba delle Nuvole - XV: Il Gigante



Dopo aver fatto il punto della situazione il gruppo torna prima alla tana di Jack, non scoprendo nulla di particolare, poi si allontana da essa trovando quello che probabilmente è il “bordo” del complesso: una membrana viscida e molliccia, ma impenetrabile, blocca loro la via come una bolla.
Leon utilizza la sua Sacca Esplorativa (l’artefatto attaccato alla spina dorsale che avevano rivenuto nella Sessione 13 – La Scalata della Pianta, e che avevano identificato la scorsa sessione, credo di essermi dimenticato di scriverlo) per volare il più in alto possibile, ma la membrana avvolge tutto come una cupola più grande.

Sacca esplorativa
Livello: 1d6+2
Forma: Un collare metallico, con una lunga spina dorsale flessibile, da attaccare su collo e schiena.
Effetto: Quando attivata, la sacca esplorativa circonda il portatore di un globo di liquido amniotico ricco d’aria, che gli permette di respirare con tranquillità anche in ambienti privi di ossigeno. La sacca permette al portatore di sopravvivere anche in luoghi ostili, donandogli Armatura pari al suo livello contro il danno ambientale e Armatura 2 contro tutti gli altri attacchi (a causa del liquido che blocca attivamente le armi, cumulabile con l’armatura indossata). Permette inoltre al portatore di estroflettere 6 pinne liquide e volare (o nuotare) lentamente muovendosi entro una distanza ravvicinata ogni turno. Finché il portatore si trova nella Sacca esplorativa, però, è praticamente immobilizzato e impossibilitato a parlare, e fallisce automaticamente tutte le azioni basate sulla Prontezza e sul Vigore (tranne le azioni di difesa, che ricevono comunque uno Svantaggio. Ogni volta che viene attivata gli effetti della sacca durano 1 ora, ma il possessore dell’artefatto può farli cessare prima.
Deterioramento: 1 su 1d6


Decidono quindi di tornare al padiglione centrale, sempre più scosso dai colpi continui del Gigante. Cercando un modo per trovare altri padiglioni, Mistar e Leon iniziano a esaminare la presenza di fonti “magiche” nell’area e scoprono che dalla cupola centrale, disposti a raggiera, ci sono ben otto canaline di cristallo che convogliano il Vitara verso altrettanti luoghi. Facendo un rapido calcolo riescono a individuare la direzione di quattro luoghi già visitati: la cupola-serra, il padiglione distrutto dal gigante, la tana di Jack e la sala dei collegamenti radio.
Dopo aver segnato le altre tramite dei lumiglobi, decidono di dividersi e seguire ognuno un diverso flusso di Vitara.

Leon giunge ad una cupola contenente un numenera di grosse dimensioni, un enorme basamento di metallo e synth sormontato da un’intelaiatura dotata di corde di Vitara luminoso. Leon immerge le mani nella melma reattiva del macchinario e prova a manipolarlo, riuscendo a far produrre alle corde dei suoni disarmonici e piuttosto fastidiosi. Non trovando altro utilizzo, decide di tornare indietro.

Mistar riesce a mantenere la via solo grazie alla sua percezione magica, perché nella direzione in cui si sta recando la fitta nebbia non fa che aumentare. Giunge a un padiglione coperto di bocchettoni, da cui fuoriesce il vapore che avvolge ogni cosa nella tomba. All’interno trova un numenera che, dopo un esame, scopre essere in grado di controllare l’atmosfera della cupola. Temendo che la nebbia possa avere qualche utilità specifica nel mantenimento della struttura, decide semplicemente di abbassare la pressione per far sì che si alzi, permettendo una certa visibilità al livello d’altezza dei personaggi.

Spritz giunge a una cupola di metallo bianco, e all’interno scopre vari letti, numenera smantellati o distrutti e un bel po’ di manutentori. Trova anche un macchinario simile a quello per l’iniezione di metallo trovato nel Sostegno, ma non funzionante, e una grossa macchina contenente pezzi di manutentori in capsule di vetro.
Non sapendo precisamente cosa farci decide di allontanarsi quando Jack, completamente mimetizzato, gli lega una corda alla gamba e lo spinge giù da una balconata, lasciandolo penzolare nel vuoto.
Il “leggendario eroe” è fuori di sé, avendo compreso che il gruppo li vuole fregare. Non vuole perdere la sua unica speranza di fuggire dalla tomba, così ha deciso di portarli al mezzo di trasporto con o senza la loro volontà. Intima al glaive di non toccare le armi e non fare movimenti strani, minacciandolo di fargli del male con una delle sue bombe a Vitara. Contando sul fatto che il resto del gruppo andrà a cercarlo, decide di sfruttarlo come esca.

Effettivamente, quando i due gemelli si rincontrano, decidono di andare a cercare Spritz. Arrivano anche loro al padiglione bianco, e una volta all’interno vengono accolti dall’esplosione di una bomba al Vitara ai loro piedi. Segue un furioso combattimento contro la leggenda, che tenta il tutto per tutto per stordire i due fratelli e portarli di forza verso il mezzo di trasporto.
L’agilità e la forza di Jack sono mostruose, come se non fosse per niente un umano, oltre al fatto che sfrutta i poteri della sua tuta per combattere da invisibile. Riesce a tenere senza problemi testa ai due, ma mentre è distratto Spritz taglia la corda che lo teneva e si libera.
Con un’agile mossa, Jack arriva a piedi uniti in faccia a Leon, utilizzando il suo bastone con i coltelli per saltare con più violenza, e riesce a spaccargli naso e denti: il nostro è a terra.
Mistar decide di sfruttare a questo punto il suo crypto dello scarabeo temporale: la sua coscienza viene trasportata indietro nel tempo di qualche istante, giusto prima che suo fratello venisse atterrato, e riesce a urlargli un provvidenziale “giù!” che gli permette di schivare il colpo.
Mentre Jack se la prende con Spritz, che tenta inutilmente di afferrarlo e buttarlo a terra, Mistar attiva la lancia termica passandola  a suo fratello, che riesce a ferire Jack alla spalla.
Nell’azione successiva, sfruttando tutte le sue capacità (ovvero la spesa di ben DUE punti esperienza per effettuare re-roll con i dadi), inietta nella ferita un sedativo che avevano comprato tempo addietro dal Dottor Morkel. Jack inizia a perdere le forze facendo scivolare la lancia di mano, e i tre ne approfittano per buttarlo a terra, prenderlo a calci e iniettargli un’altra dose di sedativo che stenderebbe un cavallo.
Jack pestava di brutto, ma grazie alle capacità e alla fortuna dei tre (solo per questo combattimento sono stati spesi almeno 5 punti esperienza per ritirare i dadi, altrimenti la leggenda li avrebbe sopraffatti) sono riusciti a vincere!
Tolgono a Jack la maschera, e ciò che vedono al di sotto gli è orribilmente familiare: anche se la sua carne è metallica, ha lo stesso volto dei due gemelli!
I due sono presi dal panico, e non riescono a capire come ciò sia possibile. Iniziano a fare illazioni sulla fedeltà di loro madre e sulla possibilità di avere un terzo fratello, ma sono, per l’appunto, solo illazioni.

Ripresi dallo shock, capiscono che non manca molto prima che il Gigante sfondi la cupola centrale. Ricordando che nella leggenda di Jack, questi utilizzava il suono dell’arpa magica per addormentare il gigante, decidono di tornare alla cupola in cui si era recato Leon per studiare meglio la situazione. Qui scoprono che il numenera è in grado di riprodurre sequenze di suoni registrati in apposite scatole musicali, un arcano che Mistar si portava dietro dall’inizio della campagna, ma quando sentono la porta del padiglione centrale crollare capiscono che non hanno più tempo per analizzare la situazione.

Leon e Mistar utilizzano i propri trucchetti magici per colorare la propria pelle di grigio e distrarre il Gigante, mentre Spritz si carica Jack in spalla e si reca verso l’ultimo padiglione, dove sperano che si trovi il mezzo di trasporto.
Un bagliore verde posizionato molto in alto preannuncia l’arrivo del Gigante, che quando vede i due fratelli decide di correre dietro a Mistar. I due puntano direzioni completamente diverse.

Nel frattempo, Spritz scopre l’ultima cupola del complesso, un hangar contenente numerosi rottami e un unico numenera in buone condizioni, coperto da dei teli: una struttura slanciata, in vetro e metallo scuro, all’interno a cui è possibile entrare e sono visibili pannelli in cristallo e sedili adatti a creature serpentine.
Non vedendo tornare i suoi compagni, punta al padiglione centrale.

Leon approfitta del fatto che il Gigante stia correndo dietro a suo fratello per arrivare al padiglione centrale. All’interno vede la Pianta-di-Fagioli che disperde scariche di Vitara nell’aria, e in una zona defilata del padiglione trova il suo obiettivo: una gabbia metallica di circa mezzo metro, contenente una statua di una creatura serpentina: la gallina dalle uova d’oro. Al suo fianco ci sono tre sfere colme di Vitara, che Leon raccoglie. Poco dopo si ricongiunge a Spritz, e insieme si fiondano all’hangar con il bottino.

Il Gigante continua a inseguire Mistar, che fa appello a tutte le proprie capacità (e alla spesa di altri punti esperienza) per far perdere le sue tracce. Quando riesce a scorrere l’enorme figura del gigante tra la nebbia, il terrore lo coglie in pieno (vedete l’immagine che ho usato come copertina per il riassunto? Ecco, il simbolo sul petto della statua immaginatevelo brillante di luce verde e non blu, e avrete una chiara idea di cosa si è trovato davanti).
Dopo aver evitato un proiettile a Vitara sparato direttamente dal petto della creatura, riesce a seminarlo con un colpo di fortuna e a correre all’hangar, dove i tre, assieme allo svenuto Jack, salgono sul mezzo di trasporto.
Scoprono che ci sono dei cavi che devono essere collegati alle braccia dei piloti per dare energia al mezzo di trasporto, ma Leon decide di collegarli alle sfere di Vitara trovate nel padiglione centrale. Con un rombo, le turbine del mezzo iniziano a eruttare fuoco verde.
Immergendo le mani nella solita gelatina riescono a farlo alzare in volo, e scoprono anche che la bolla che circonda la struttura dovrebbe ritrarsi al loro passaggio.
Ciò con cui non hanno fatto i conti è che il Gigante ha sentito il mezzo accendersi, e mentre si fiondano verso la libertà spara un’altra cannonata a Vitara, che li colpisce fortunatamene solo di striscio, facendo saltare una turbina.
Il mezzo è parzialmente fuori controllo e sta perdendo carburante, ma riescono ad aprirsi la via attraverso la bolla e si trovano… nello spazio aperto!
Sotto di loro, la Terra è grossa quanto una palla e la Pianta-di-Fagioli costituisce una chiara linea luminosa verso di loro. Facendo il possibile per mantenere il controllo del mezzo, si lanciano al di sotto seguendo la linea energetica. Le sfere di energia si consumano molto in fretta, e in breve capiscono che non hanno abbastanza carburante per arrivare al suolo.
Con una serie di manovre fortunate riescono a rientrare nell’atmosfera senza danni, e cercando un punto che abbia un impatto più morbido decidono di deviare dal seguire la Pianta-di-Fagioli e puntare più a sud, nel Sere Marica.
Le sfere di carburante si esauriscono a diversi chilometri dall’impatto col suolo… e senza farsi pregare, Spritz collega Jack al numenera, sfruttando il suo Vitara.
Riescono ad arrivare al mare, l’atterraggio è estremamente brusco e il mezzo si inabissa, facendo entrare acqua. Previdentemente Leon si era avvolto nella bolla della Sacca Esplorativa, altrimenti l’impatto lo avrebbe ucciso. Gli altri due, leggermente più in salute, riescono a salvarsi, ma Spritz sviene e perde conoscenza, rischiando di morire affogato.
Leon e Mistar utilizzano una delle bombe al Vitara sottratte a Jack per far saltare il portellone della nave e trarre in salvo loro stessi, Spritz e la gallina dalle uova d’oro.
Jack (probabilmente deceduto in seguito al consumo di Vitara) sprofonda nell’oceano, e con lui tutte le risposte a lungo attese…

Riescono a trovare, per loro fortuna, una piccola isola frequentata da pescatori dove recuperano una barca nei giorni successivi. Avendo più o meno coscienza della loro posizione, puntano verso le coste della foresta di Ba-Adenu. Esaminando la gallina dalle uova d’oro, scoprono qual è il suo potere: quando il numenera viene attivato, i naniti presenti al suo interno iniziano a raccogliere materie prime dall’aria, un processo invisibile che dura 5 giorni, al termine del quali la gallina depone un uovo: nient’altro che una delle sfere dagli strani effetti che i personaggi hanno trovato per tutta la loro avventura, un arcano con utilizzi misteriosi, probabilmente una chiave… anche se non si sa per quale porta.
Il viaggio per tornare a casa sarà molto, molto lungo, e pieno di domande…

La Tomba delle Nuvole si conclude qui, ma non le vicende dei personaggi. Entro breve si aggiungerà al gruppo un quarto componente e, dopo una piccola tappa a Druissi dove giocheranno uno scenario conosciuto a molti (qualcuno ha detto la Nave-Arca?) ci sarà per loro l’inizio di un’altra avventura… in un altro luogo, e un po’ più avanti nel tempo…

Un’ultima nota: alla fine dell’avventura mi è dispiaciuto lasciare nel dubbio i giocatori su molte domande a cui non hanno trovato risposta. Sapendo che sono ottimi giocatori e che non fanno metagame, ho rivelato loro alcuni retroscena della campagna, ad esempio il motivo per cui Jack fosse identico ai gemelli Krauser.
Prossimamente posterò un piccolo articolo di Domande&Risposte, così che anche voi possiate farvi un’idea molto più ampia della situazione…

venerdì 8 maggio 2015

La Tomba delle Nuvole - XIV: Jack



Gli atomi che compongono i personaggi vengono ricomposti, e la prima sensazione che percepiscono è il freddo. Si trovano all’aperto, di notte, su una passerella metallica larga appena un metro; sotto di loro percepiscono il vuoto, e anche l’ossigeno sembra essere scarso. Si trovano su un grosso rotore, la cui elica si muove lentamente nel vuoto, occasionalmente convogliando le nubi sottostanti attorno alla Pianta-di-Fagioli. Il flusso di energia fuoriesce lampeggiando di luce verde da una crepa dal cristallo, e la pianta prosegue ancora, perdendosi nel cielo.

Dopo alcuni esoterismi di Mistar atti a consentire la sopravvivenza del gruppo nell’ambiente ostile, i tre si legano alla passerella e decidono di approfittare del luogo tranquillo per riposare alcune ore. Durante la notte, Spritz vede ogni tanto delle ombre fumose muoversi lungo il rotore, e trova sulla passerella frammenti di legno bruciato, ma non riesce a capirne le cause. Al risveglio il sole è sorto, e i tre riescono a scorgere sotto di loro il verde profilo delle pianure di Kataru, il Riage Nero, la foresta di Ba-Adenu e… addirittura la curvatura della terra. E sopra di loro, la Pianta-di-Fagioli sembra proseguire all’infinito.
Leon utilizza i materiali acquistati per riparare le crepe sul cristallo, e il flusso di energia verde, sbloccatosi, parte verso l’alto. I tre immergono le mani in una vasca di melma lì accanto e nuovamente vengono disintegrati, per poi essere ricomposti pochi istanti dopo.

L’ambiente in cui si trovano è oscuro e invaso da una vorticante e densa nebbia, simile a una nube, che gli impedisce di vedere a più di pochi metri. Vicino a loro c’è una vasca di melma simile a quella in cui hanno immerso le mani e al centro di essa vedono la cima della Pianta-di-Fagioli: il pilastro di cristallo termina con una punta arrotondata. L’ambiente pare essere enorme, dato che non vedono soffitti o pareti, ma solo delle passerelle che scendono verso il basso percorrendo la superficie di una cupola di dimensioni ciclopiche. Il gruppo decide di scendere, e mentre lo fanno sentono dei colpi potentissimi provenire dall’interno della cupola. Trovano l’enorme porta metallica che fa da ingresso, ma il meccanismo di apertura è stato spaccato ed è irreparabile. Nubenera sembra inquieto ma pare aver fiutato una pista, così decidono di attaccargli al collo un lumiglobo e farsi fare strada. Dopo pochi istanti, i tre incrociano un’altra creatura simile a Nubenera: è più malridotta, ossuta e parte della pelle del suo volto è staccata, ed è visibile lo scheletro metallico al di sotto. Non riescono ad avvicinarsi, perché la creatura svanisce nella nebbia.

Avanzando in linea retta nell’oscurità intravedono una luce verde davanti a loro, e arrivano a un’altra cupola metallica (più piccola della precedente ma comunque di notevoli dimensioni) dalle porte spalancate, al cui interno fa bella mostra di sé un rigoglioso giardino che emette energia biologica. Il gruppo esamina l’ambiente, rendendosi conto che le pareti interne della cupola contengono uno strato d’argento riflettente, e Mistar arriva alla comprensione che questo sistema dovrebbe far sì che l’energia biologica venga contenuta e che il giardino continui ad alimentare sé stesso all’infinito. Alcuni simili di Nubenera (tutti ugualmente danneggiati) vivono in quest’area, ma paiono tutti diffidenti e poco inclini ad avvicinarsi. Spritz rinviene impronte di stivali in un’area terrosa, e le segue fino a trovare un giaciglio.
Incautamente (e complice anche un 1 sul dado) Leon ci mette le mani dentro e una tagliola artigianale si chiude sul suo braccio, danneggiandolo gravemente e forse rompendogli qualche osso.
Realizzando che forse le impronte potrebbero appartenere a Jack, ma non trovando altri indizi, i tre decidono di uscire da un altro ingresso del padiglione e proseguire in una direzione ben precisa, in linea retta.

Entro pochi minuti giungono a un altro padiglione identico, i cui interno è però più angusto e illuminato da alcuni lumiglobi sospesi a mezz’aria. All’entrata vengono accolti da una trappola elettrica opportunamente piazzata, che per poco non uccide Mistar (gli rimanevano 3 punti di Intelletto E BASTA) e che ferisce anche Spritz, prima di venire distrutta da Leon.

L’ambiente in cui si trovano è pieno di scaffali metallici su cui sono radunati attrezzi da riparazione, materiali di fortuna, Arcani e qualche strano congegno. Approfittano della relativa calma del luogo per tirare il fiato e Leon, con un po’ di fatica, riesce a sostituire i circuiti bruciati di Mistar facendogli riprendere l’uso del braccio. Nel frattempo Spritz da un’occhiata alle altre stanze, ma trova ben poco di interessante, eccezion fatta per un’uscita dal padiglione che pare sia stata appositamente coperta con dei detriti.

Quando decidono di avanzare, Leon percepisce una sensazione gelida sul collo. Dal nulla, come se fosse stato completamente invisibile e mimetizzato fino a un istante prima, compare di fianco a lui un individuo con indosso un’armatura di synth e microfibra nera, una maschera completa con lenti a zoom, e un bastone con un’estremità irta di coltelli. Con una rapidità sorprendente punta l’arma al collo di Leon, e si respira un attimo di tensione quando la figura chiede chi diavolo siano. Dicono i loro nomi, e la figura risponde semplicemente: “Io sono Jack.”
Mistar si presenta come quello che gli aveva parlato tramite la sfera, e Jack diventa euforico, abbracciandoli e dicendogli che ora, con il loro aiuto, forse potrà andarsene da quel luogo infame. La leggenda vivente inizia a parlare di un modo per scappare da quel posto, quella “Tomba delle Nuvole”, tramite un mezzo di trasporto degli Antichi che da solo non è in grado di manovrare.
I tre capiscono subito che Jack è completamente pazzo, ma riescono a cavargli numerose informazioni:
-              Gli Antichi sono un popolo chiamato Xahenas, arrivato dalle stelle più lontane grazie alle proprie navi-serpente. Esperti nella manipolazione di ogni forma di vita, avevano imparato a sfruttare come riserva di energia il Vitara, il flusso vivente brillante di verde che permea ogni creatura. Piante, animali e esseri umani ne hanno ben poca, ma gli Xahenas erano dei potentissimi generatori di questa energia, e la sfruttavano per tutte le loro creazioni. Il Sostegno e le altre rovine erano un loro avamposto, creato per motivi sconosciuti. In alcuni archivi Jack ha scoperto che qualcosa è accaduto sul loro mondo natale, forse un’esplosione di Vitara impossibile da controllare, che li ha annientati. I pochi rimasti sulla Terra hanno sviluppato la fusione tra carne e metallo vivente, in modo da diventare immortali e attendere che forse qualcuno del loro popolo giungesse nuovamente a prenderli.
-              Le creature simili a Nubenera presenti per tutta la tomba sono manutentori creati dagli Xahenas per mantenere funzionanti le proprie creazioni. Per qualche strano motivo, hanno smesso di funzionare da tempo e si comportano come animali.
-              Jack ha lottato contro il Gigante, in realtà una sorta di automa-guardiano della Tomba, tempo addietro. Durante lo scontro è riuscito a ferirlo gravemente, tanto che la creatura si è ritirata nel padiglione grande (quello da cui i personaggi hanno sentito provenire i colpi) e per un sacco di tempo non se ne è più sentita la presenza. Il mostro pare essersi risvegliato quando i personaggi sono giunti in cima alla Pianta-di-Fagioli, ma nemmeno Jack sa spiegarsi perché (anche se pare essere molto sospettoso nei loro confronti). Dice anche che le porte che lo tengono intrappolato non reggeranno in eterno.
-              C’è un mezzo di trasporto degli Antichi che potrebbe permettere la fuga da quel luogo, dove Jack è rimasto intrappolato per molto tempo. Infatti, è impossibile percorrere il flusso di Vitara della Pianta-di-Fagioli al contrario, perché è come nuotare controcorrente in una cascata. Jack sostiene però che il mezzo non possa essere manovrato da una sola persona, per cui avrà bisogno dell’aiuto di tutti per andarsene.
-              C’è un padiglione contenente un macchinario chiamato da Jack “l’arpa magica”, ma non svela altri dettagli su di esso.

Alle ovvie domande dei personaggi su come abbia fatto a sopravvivere così a lungo (considerando che la leggenda di Jack è vecchia di almeno 400 anni), lui appare sconvolto e inizia a sostenere di essere intrappolato lì su da diversi mesi, al limite qualche anno, ma pare negare l’evidenza. Quando i personaggi gli fanno domande rischiose come “che cosa hai mangiato per tutto questo tempo?” e “perché abbiamo ritrovato le sfere-chiavi per arrivare quassù al loro posto, se ci eri passato tu per primo?”, Jack dissimula ed evita di dare risposta.
Alla fine rivela almeno una verità mostrando un lembo di pelle color grigio metallico nascosto dall’armatura: Jack si è volontariamente sottoposto al trattamento per la fusione con il metallo degli Xahenas, sopravvivendo miracolosamente e quindi divenendo immortale.
Jack pare insistere sul recarsi tutti immediatamente al mezzo di trasporto e andarsene prima che il Gigante sfondi le porte, ma il gruppo non cede: sono arrivati fin qui, e vogliono vedere il Gigante almeno una volta, per trovarsi faccia a faccia con la leggenda. Vogliono scoprire tutti i segreti di quel luogo, specie quelli di una fantomatica “gallina dalle uova d’oro” che dovrebbe trovarsi nel padiglione centrale, l’unico luogo che Jack non è mai riuscito a esplorare.
Jack fa di tutto per convincerli, ma niente pare attaccare, il gruppo pare intenzionato a fronteggiare il Gigante. Giungono alla fine ad un accordo: Jack darà loro una mano a fronteggiare il mostro, ma se qualcuno di loro dovesse essere in pericolo dovranno tutti abbandonare la missione e dirigersi al mezzo di trasporto. Se solamente uno di loro morisse, tutti si troverebbero intrappolati perché il mezzo di trasporto non sarebbe governabile.

La prima idea di Mistar è quello di sfruttare un’alta concentrazione di Vitara per farla esplodere addosso al Gigante, con un’arma o tramite l’esplosione della serra, come era già capitato al bosco nelle sessioni precedenti (vedi Sessione X – Oltre il Bosco, Attraverso il Portale). Insieme esaminano la serra, ma Jack sostiene che non sia una buona idea: le creature alimentate a Vitara (come il Gigante) sono immuni all’energia distruttiva dello stesso, quindi un’esplosione di energia verde contro l’automa potrebbe sortire l’effetto contrario, potenziandolo o peggio.
Iniziano a pensare che riattivando il flusso di Vitara lungo la Pianta-di-Fagioli si siano riattivati dei meccanismi che hanno permesso la rigenerazione del Gigante.

Lasciando perdere l’idea proseguono allora verso un altro padiglione, con Jack che continua a insistere sul fatto che lui, negli ultimi anni, ha già trovato tra le macerie tutto quanto era possibile recuperare. Trovano un padiglione distrutto, e Jack dice che è lì che ha combattuto l’ultima volta contro il Gigante, quando il mostro è crollato ha distrutto tutto quanto. Tra i resti metallici il gruppo trova un macchinario semidistrutto, ma ancora brillante di energia. Jack sostiene che non aveva mai funzionato prima di allora, ma forse con la riattivazione del flusso di Vitara qualcosa è cambiato.
Mistar si connette al macchinario e lo esamina, scoprendo che si tratta di un apparecchio che regola il flusso e la direzione del Vitara nella Pianta-di-Fagioli. È in parte danneggiato, ma il flusso potrebbe ancora essere invertito. Probabilmente il teletrasporto funzionerebbe in senso inverso, ma si riporterebbe un enorme flusso di energia alla sua fonte, innescando una probabile distruzione di tutto quanto.
Nel frattempo Jack, che sembrava piuttosto agitato, attiva i sistemi mimetici della sua armatura e scompare nel nulla.
Leon torna verso il luogo dove hanno incontrato Jack, e decide di esplorarlo per intero. Addentrandosi nelle sale ne trova una dove una dozzina di manutentori modificati con artigli d’acciaio e congegni piantati nella testa attendono silenziosi. Non appena mette piede nella sala, questi gli saltano addosso facendogli parecchio male e costringendolo a una fuga disonorevole.
Mistar e Spritz smontano parte del pavimento della Tomba e trovano una canalina di cristallo che convoglia il Vitara al macchinario del padiglione in cui si trovano. Jack sosteneva che il Vitara deve essere incanalato in un supporto fisico altrimenti si disperde in pochi istanti, così iniziano a cogitare sul da farsi, ma poi decidono di andare a cercare Leon.

Quando si rincontrano Leon spiega agli altri la situazione, così entrano tutti nel padiglione dei manutentori e Spritz, con un veloce colpo di spada, li annienta permettendo il passaggio. Arrivano a una sala blindata dove trovano un paio di esplosivi a Vitara (Jack ne portava alcuni legati addosso) e un disco di cristallo. Grazie alle lenti verdi trovati nel Sostegno, Leon si accorge che Jack, mimetizzato, li sta scrutando attentamente.
Portano tutto al di fuori, ma Jack ricompare e chiede al gruppo di restituirgli il disco. Al rifiuto del gruppo, lui glielo ruba con una manovra agile e scappa nella nebbia.

Leon e Mistar sono sempre più delusi: il loro eroe d’infanzia, il leggendario Jack, si sta rivelando essere solo un pazzo e un codardo, intenzionato solo a progettare la sua fuga.
Il gruppo lo cerca ancora un po’, ma sembra essere sparito. Decidono di continuare l’esplorazione, finché non giungono a un padiglione dove ci sono vari macchinari non funzionanti e un enorme disco metallico concavo, con un’antenna posizionata al centro. Mistar riesce a far ripartire i macchinari, comprendendo che si tratta di un apparecchio per la trasmissione di onde sonore a una frequenza impercettibile dall’orecchio umano (a tutti gli effetti, una trasmittente radio). Prova a trasmettere i suoi pensieri tramite il collegamento, cercando di capire se c’è qualcuno dall’altra parte, quando una voce cavernosa gli risponde.
Mistar si rende conto di stare parlando con il Gigante.
L’automa, in realtà molto più intelligente di quanto si potesse credere, si presenta come guardiano del popolo Xahenas, programmato per difendere quel luogo dalle intrusioni. Dice chiaramente che, secondo i suoi calcoli, entro 4 ore circa si libererà dal padiglione centrale e darà la caccia a Jack, per poi dare la caccia ai personaggi: su questo, pare essere intransigente, in quanto è il suo scopo.
Mistar però riesce a farsi rivelare alcune succose informazioni su Jack e sulle possibili vie di fuga da quel luogo:
-              Jack è un essere umano, ma è stato “costruito” dal Gigante stesso secoli prima tramite i laboratori e i macchinari degli Xahenas. La sua creazione però, dotata di libero arbitrio, gli si è rivoltata contro.
-              Jack è nato nella Tomba delle Nuvole, ne è fuggito una volta, e poi il Gigante è andato a riprenderlo. È riuscito a riportarlo su, ma poi è stato sconfitto. Quando Jack ha tagliato i flussi di Vitara, per lui è stato necessario l’auto-spegnimento.
-              Il mezzo di trasporto con cui Jack vuole fuggire viene alimentato grazie al Vitara dei piloti. I corpi degli Xahenas ne generavano a volontà, ma degli umani probabilmente morirebbero nel tentativo! Jack quindi voleva, a tutti gli effetti, utilizzare il gruppo come carburante.
-              Un’altra possibile via di fuga sarebbe invertire il flusso di Vitara della Pianta, ma ci potrebbero essere delle conseguenze. Il Gigante, forse per pietà o per chissà quale altro motivo, rivela che nel padiglione centrale c’è forse qualcosa per andarsene.

Una volta interrotto il collegamento i tonfi in lontananza riprendono: presto il Gigante sfonderà le porte. Mistar spiega agli altri la situazione, e tutti vengono colti da un sentimento di vendetta nei confronti di Jack. Lo cercheranno per altre tre ore, dopodiché si nasconderanno… e a quel punto sarà il Gigante a pensarci.