martedì 3 aprile 2012

Per Mary



Detroit, Anno 2097, Uno
“Ti ho… ti ho già detto… non so di cosa stai parlando…”, rantolò Bill Mulliflex mentre la sua gola veniva serrata da una presa forte come l’acciaio. Bill era un uomo dall’aspetto comune, un metro e ottanta scarso, capelli castani sfumati da qualche punta di grigio, occhi a mandorla ereditati da qualche avo asiatico e fisico da quarantenne dedito all’uso di quella schifezza sintetica che nel duemilanovantasette spacciavano come duro e puro bourbon del Kentucky. In volto aveva qualche cicatrice, sottili strisce bianche che gli solcavano la pelle divenuta prematuramente rugosa, causate più probabilmente da unghie affilate che dalla lama di un coltello. Incontrato per la strada, con indosso la sua divisa nera da operaio corporativo della Microsystem Brocken Enterprise, il palmare collegato allo spinotto AKV impiantato dietro l’orecchio destro e la pistola automatica sotto la fondina ascellare avrebbe potuto anche sembrare un individuo minaccioso, ma in quel momento, con una mano guantata di PVC nero potenziata da impianti sottocutanei e un’altra del tutto simile a stringergli le palle tenendolo sollevato a mezzo metro da terra, aveva lo stesso aspetto minaccioso di una merda di cane.
“Tu dici un sacco di stronzate, Mulliflex. O forse dovrei chiamarti Fratello Superiore Mullin? Forse questo nome servirà a rinfrescarti la memoria”, disse l’altro uomo con voce gelida.
Bill venne scagliato dall’altra parte del piccolo monolocale ingombro di lattine di birra vuote e andò a schiantarsi contro il televisore a 52 pollici che la MBE gli aveva donato come gratifica per i risultati conseguiti solo tre mesi prima. Il vetro a cristalli liquidi andò in frantumi assumendo un colorito cangiante ed emettendo qualche scintilla.
L’altro uomo, anch’esso di corporatura media e vestito con una tuta antiproiettile integrale di un colore nero lucente si avvicinò a Bill, che si contorceva sulla moquette in preda ai dolori.
“Urla pure – disse abbassandosi verso di lui – gli appartamenti di questo condominio sono tutti insonorizzati.”
Bill riuscì a girarsi verso il suo assalitore e, sebbene avesse la vista annebbiata, riuscì a guardarlo in volto. Portava un visore notturno del tutto simile ad un paio di vecchi occhiali da sole di inizio secolo su di un viso tondo e regolare, con capelli neri tagliati corti e un pizzetto lungo solo pochi millimetri. Il volto, così perfetto da poter essere stato ottenuto solo grazie a diversi interventi chirurgici, non aveva alcuna espressione in particolare. Bill sapeva che molti sicari a pagamento si facevano cambiare abitudinariamente i connotati, oltre che le retine, per non essere individuati dalle autorità. Quest’uomo ne aveva tutta l’aria.
Il sicario afferrò Bill per il braccio destro e lo strinse lentamente. Con un ronzio i suoi impianti sottocutanei si attivarono e a Bill sembrò di avere il braccio stretto in una morsa d’acciaio, pronta a spezzarglielo al minimo movimento falso.
“Cosa vuoi da me?”, chiese al sicario.
“Che mi racconti una storia. Non chiedo molto, non ti pare? Voglio che mi racconti di Mary Grabowski, una povera e sfortunata ragazza che hai conosciuto giusto un paio di anni fa. Era bisognosa d’aiuto, tu ti sei offerto di darglielo e lei ci ha creduto davvero… Sei stato un verme ad approfittarti di lei e sei stato ancora più schifoso quando c’è stato quel processo. Tutti i seguaci della setta sono finiti in galera, dove le attività più sacre che svolgeranno per i prossimi quindici anni saranno servizietti a delle guardie carcerarie arrapate. Tutti tranne te, il Fratello Superiore, il guru illuminato della Luddism Nirvana. Ti sembra giusto?”
“Ti ho già detto che non mi ricordo di nessuna Mary Grabowski. Hai sbagliato persona, non so niente di nessuna setta!”
Con uno scatto fulmineo il sicario afferrò le falangi della mano destra di Bill e le piegò fino a che non emisero un sonoro schiocco. Bill urlò di dolore, ma l’uomo gli premette il palmo sulla bocca.
“Ti conviene schiarirti la memoria. Alla prossima bugia ti strappo tutta la mano.”
“Me ne compro una nuova, bastardo!”, sbraitò Bill dopo che il sicario gli tolse la mano dal volto.
“Già, come no. Sei così pieno di soldi da poterti permettere tutto un corpo nuovo, di vera carne, è per questo che vivi in questa merda di monolocale.”
Bill si guardò intorno, come se si fosse reso conto solo in quel momento dello schifo di posto in cui viveva e tacque.
“Di Mary ce ne sono state tante…”, iniziò, ma il sicario lo interruppe.
“A me ne interessa una in particolare, te la ricorderai sicuramente. Capelli rossi e giallo fluorescente, un bel fisico, viveva giù alla periferia sud. Spinotti AKV dietro entrambe le orecchie, ma non quella roba di lusso che hai addosso tu, il vecchio modello. Mary era povera e quei pochi soldi che guadagnava se li spendeva per farsi di Cybermeth 1.7. È proprio per quel motivo che è venuta da te per la prima volta. Non riusciva più a vivere, voleva che la facessi smettere con quella merda che le aveva quasi fritto i neuroni. E tu la accolsi a braccia aperte…”
Bill non seppe dire se furono le parole del sicario o il dolore a farlo ricordare, ma improvvisamente si ricordò di Mary. Non riuscì a visualizzare il suo viso, ma ricordò molto bene l’entrata nella setta della ragazza.
“Cosa vuoi sapere?”, chiese al sicario mentre si osservava le dita rotte.
“Voglio che mi racconti per filo e per segno ciò che ha fatto nella setta. Che cosa le avete fatto tu e quei mangiamerda dei tuoi fratelli. Voglio che mi racconti la verità, tutta quanta, senza omettere nulla. Il tuo corpo ha tante cose che posso strappare per farti parlare.”
“Va bene… come ti devo chiamare?”, gli chiese Bill. Era la paura a farlo straparlare, altrimenti quella domanda non si sarebbe spiegata.
“Puoi chiamarmi Mordred. Avanti Bill, comincia a cantare.”

Il Racconto di Bill Mulliflex, Anno 2095
La sede della Luddism Nirvana era situata in un monastero eretto nel 1901 nei pressi dell’allora centro di Detroit. Era un grande edificio di mattoni di tre piani, dotato di un tetto spiovente e un ampio giardino nel chiostro interno.
La setta, formatasi solamente tre anni prima, si era insediata nell’edificio da poco tempo, in seguito ad una grande donazione in denaro ottenuta tramite una maratona televisiva. Il Fratello Superiore Mullin, fondatore della setta, aveva colpito l’attenzione dei media e nel giro di pochi anni aveva raggiunto il successo, venendo reputato un uomo carismatico e convincente. Il dogma della Luddism Nirvana predicava l’astensione dall’utilizzo di qualsiasi tecnologia prodotta dopo il 2027, anno dello scoppio della terza guerra mondiale per il controllo degli ultimi giacimenti di petrolio, dopo il quale furono le banche e le grandi multinazionali a dirigere apertamente l’orchestra. Le nuove meraviglie hi-tech prodotte dopo quel periodo, come la NGNW (New Global Neural Web) e gli impianti cibernetici costituivano un pericolo per la salvezza dell’intelletto e dell’animo umano. Sebbene il Fratello Superiore Mullin avesse attirato l’ira di molte grandi imprese con le sue evangelizzazioni televisive, si vociferava avesse un santo protettore in qualche piano alto di una multinazionale, ragion per cui la Luddism Nirvana non aveva ancora subito sabotaggi di rilievo.
Il Fratello Superiore Mullin, il cui vero nome era Bill Mulliflex, si trovava nel suo ufficio al terzo piano dell’edificio, una stanza arredata secondo gli standard della moda del secondo decennio del ventunesimo secolo. Portava indosso solo una semplice tunica di lino bianco, immacolata come la purificazione tecnologica che egli aveva raggiunto. Sulla sua scrivania in mogano, oltre che alcune vecchie fotografie d’epoca, era posizionato un computer portatile del 2026 perfettamente funzionante, un vero pezzo d’antiquariato.
Bill stava esaminando alcuni grafici sull’andamento economico della setta dell’ultimo trimestre quando qualcuno bussò alla porta.
“Chi è? Avanti”, disse pacatamente.
Un uomo vestito con una tunica del tutto simile, ma di un grigio ceruleo, si fece avanti. Sopra la tunica portava solamente una cintura con la fondina di un vecchio revolver.
“Una nuova adepta, fratello. Ha espresso il desiderio di entrare nella setta.”
“Spero per te che questa pivella costituisca un valido motivo per disturbarmi, Seymour. Come si chiama?”
“Mary Grabowski, fratello. La faccio accomodare?”
“Sì, sì, falla entrare – rispose Bill chiudendo il portatile – ma rimani fuori dalla porta.”
Seymour uscì e dalla porta fece capolino il viso di Mary. Era una ragazza di media altezza, con capelli tenuti legati in diverse trecce di colore rosso fuoco e giallo fluorescente. Tra i capelli, come ornamento, portava diversi tubi colorati in plastica, che si mischiavano alle trecce dando l’impressione che la sua cute fosse molto più folta di quello che in realtà era. Aveva vestiti aderenti color blu elettrico, una nanotuta integrale in fibra di carbonio che rallentava l’invecchiamento della pelle e metteva in mostra le forme minute ma provocanti del suo corpo.
Non appena la vide, Bill le sorrise con dolcezza.
“Fatti avanti, Mary. Non essere intimorita.”
Lei si fece avanti mantenendo lo sguardo basso. Aveva un’espressione triste e stanca, sebbene gli occhi si muovessero come impazziti nelle orbite, segno di una qualche alterazione neurale.
Bill si alzò e le andò incontro, stringendole la mano guantata.
“Piacere di conoscerti, sono il Fratello Superiore Mullin. Accomodati, non farti pregare. Desideri qualcosa da bere?”
Mullin la accompagnò fino ad una comoda poltrona posizionata davanti alla scrivania tenendole una mano sulla schiena.
“Si, grazie”, disse lei quasi sussurrando.
“Vuoi del caffè, del tè? Ho un ottimo whiskey del 2018, è delizioso. Ne gradisci?”
“Sì, signor Mullin. Cioè, no, anche del caffè andrà benissimo, grazie.”
“Non chiamarmi signor Mullin, chiamami semplicemente fratello. Sei venuta qui per chiedere il mio aiuto, ma non sentirti obbligata a trattarmi come se fossi il tuo capo. Parla pure liberamente.”
Mary annuì e attese che Bill le servisse il caffè. L’uomo preparò tutto con una macchinetta d’epoca, utilizzando una mistura di caffè che non contenesse chicchi sintetici. Servì la tazza alla ragazza, che la strinse con entrambe le mani e ne bevve avidamente un sorso, poi andò a sedersi alla sua poltrona dall’altro lato della scrivania.
“So che hai espresso il desiderio di entrare nella setta, Mary, e non posso che esserne felice. Ma io devo sapere se c’è qualcosa che ti turba, qual è il desiderio che ti spinge ad abbandonare questo mondo. Parlami francamente, non ho intenzione di giudicarti, ma solamente di porgerti una mano amichevole”, disse Bill con voce melliflua.
Mary alzò lo sguardo, lo osservò dritto negli occhi e Bill poté osservare meglio i suoi: un verde così brillante che poteva essere stato ottenuto solo con la chirurgia oculare, e talmente nervosi che la ragazza sembrava essere impazzita.
“Sono una drogata”, disse lei con un tono di voce duro.
“Mi dispiace, Mary. Sono molti i giovani che al giorno d’oggi hanno problemi con la droga. Là fuori il mondo è impazzito e sono tanti quelli che, non avendo il coraggio di fare nulla per cambiare, si perdono d’animo. Ma tu, Mary, hai fatto il primo passo venendo qui e so che è stato quello più difficile. Rispondimi di nuovo sinceramente, di quale droga fai uso?”
“Cybermeth, versione 1.7. Vaffanculo, tra tutte le droghe che c’erano dovevo beccarmi pure quella buggata.”
“Non sono molto informato sulle nuove droghe, dovrai parlarmene. Di cosa si tratta, una nuova anfetamina sintetica?”
“Più o meno, ma è completamente diversa. È un drug-software. Gli spacciatori vendono dei piccoli banchi di memoria che possono essere collegati ad una porta AKV neurale – disse Mary, spostando una ciocca di capelli per mettere in mostra la presa innestata dietro l’orecchio destro – quando ciò avviene, la porta scarica il software e lo fa partire direttamente nel cervello, mandandoti in corto circuito i neuroni. Il programma gira per circa un’ora e fa lo stesso effetto di un trip di acido. All’inizio sembrava essere una roba buona. Causa dipendenza come le altre droghe, ma non essendo polvere o roba da ingerire non ti fotte polmoni e fegato. Poi si è scoperto che le porte AKV non reggono bene il programma e alla lunga questo ti ammazza i neuroni. È quello che mi sta succedendo, i miei occhi non sono sempre stati… così.”
“È terribile ciò che questo mondo può fare ai giovani. Va bene Mary, voglio aiutarti – disse Bill aprendo le braccia in un gesto comprensivo – ma dovrai essere tu a fare i primi passi. La Luddism Nirvana predica l’astensione da ogni forma di tecnologia moderna. Non voglio mentirti, non sarà facile, ormai niente viene più prodotto allo stesso modo di quasi settant’anni fa. Non le automobili, non il cibo e nemmeno… i vestiti.”
Bill indicò con un gesto esplicativo la nanotuta in carbonio di Mary, che abbassò lo sguardo in silenzio.
“La setta ti aiuterà a gestire le tue necessità, ma il primo passo dovrai farlo tu sbarazzandoti da ogni forma di tecnologia che porti con te.”
“Devo… devo spogliarmi?”, chiese Mary con tono intimorito.
“Non ti chiederei mai di farlo davanti a me, ma dovrai comunque farlo. Ti verranno forniti degli abiti consoni e finché rimarrai tra queste mura dovrai indossare la tunica, come noi. Più questa è di colore chiaro, più indica un alto raggiungimento spirituale negli ideali del nostro credo. Quella sarà la prima operazione. La seconda sarà la rimozione dei tuoi innesti. So che simili operazioni costano, ma la Luddism Nirvana possiede una sala ambulatoria servita da esperti cybermedici. Rimuovere quegli spinotti AKV per sempre sarà la miglior cura possibile alla tua dipendenza. Possiedi altri innesti?”
“No, fratello… non me li sono mai potuti permettere.”
“Credo che questo sia un bene. Ora vai pure, una sorella dell’ordine ti scorterà fino ad camerino dove potrai cambiarti. Ci rivedremo molto presto”, disse Bill alzandosi dalla poltrona e porgendo amichevolmente la mano a Mary. La ragazza la strinse, si alzò e uscì dalla stanza.
Seymour fece la sua ricomparsa dopo alcuni minuti.
“È di tuo gusto, Fratello Superiore?”
“È perfetta – rispose lui leccandosi le labbra – trattatela bene fino a che non sarà pronta.”

Erano passati quasi tre mesi da quando Bill aveva visto Mary per la prima volta. Il Fratello Superiore della Luddism Nirvana si trovava al di là di un vetro a specchio, intento a scrutare sulla sala operatoria situata nei sotterranei del vecchio monastero. Era un luogo ampio e dall’aspetto asettico, dotato di un tavolo operatorio d’acciaio e alcuni macchinari computerizzati per la rimozione di impianti, l’unica tecnologia post-2027 che la setta approvava. Un cybermedico esterno alla setta e alcuni infermieri stavano allestendo la sala per l’operazione di rimozione di impianti neurali AKV che Mary Grabowski avrebbe dovuto affrontare.
Bill rimase in attesa per qualche minuto, dopodiché Mary venne portata nella sala su di una barella spinta da un infermiere. La ragazza indossava solamente una veste medica verde scuro e aveva rimosso tutti i tubi di plastica colorata dai capelli, che ricadevano sul lettino in una tonalità bicromatica abbagliante. Dietro le orecchie, dove si trovavano i due spinotti, era stata rasata. Era sveglia e i suoi occhi impazziti scrutavano di qua e di là.
Il cybermedico, che calzava un abito di plastica asettica bianco, si avvicinò alla ragazza.
“Mary Grabowski, dico bene? – chiese, retorico – stai per subire un operazione al cervello. Dovrò agire direttamente sul tuo sistema nervoso per rimuovere gli spinotti, ragion per cui non potrò usare l’anestesia per troppo tempo, il tuo corpo potrebbe subire un collasso. Collegherò al tuo cervello un programma che ti indurrà in uno stato di falso coma. Non sentirai e non vedrai niente, ma il tuo corpo manterrà le stesse funzioni che mantiene abitualmente durante la veglia. Dovrai solamente stare calma, intesi?”
“Ho capito dottore”, rispose lei.
Collegarono un cavo allo spinotto destro di Mary e uno degli infermieri maneggiò per qualche istante con un computer. Quasi subito il corpo della ragazza si paralizzò e le pupille, che fino ad allora erano state in perenne movimento, si fermarono.
Bill entrò nella sala operatoria con un’espressione sorridente.
“Tutto a posto, dottore?”
“La paziente è sveglia, ma il suo sistema nervoso è paralizzato. Non può ricevere sensazioni esterne, né muoversi”, comunicò il dottore.
“Molto bene dottore. Potrete svolgere l’operazione non appena avrò finito con la mia adepta. Andate pure, vi farò chiamare io.”
Il dottore e i suoi collaboratori annuirono e, come da accordi, lasciarono la sala.
Bill estrasse una ricetrasmittente dalla tasca e la accese.
“Seymour, puoi scendere. Porta i novizi che hai radunato.”
Il Fratello Superiore si avvicinò al volto di Mary e iniziò a carezzarlo languidamente, poi si chinò e le baciò le labbra calde e immobili.
La porta della sala operatoria si aprì e il fratello Seymour, accompagnato da altri cinque fratelli dalle tuniche nere, fece il loro ingresso nella sala.
“Lieto di avervi qui – disse Bill voltandosi verso di loro, sorridendo come sempre – oggi avrete la possibilità di passare ad un rango superiore della setta, di trascendere il metallo e l’elettricità per dedicarvi unicamente alla carne e alla mente. L’unica cosa che dovrete fare è comprendere con i vostri stessi occhi cosa la tecnologia è capace di fare alla mente umana. Essa ci rende burattini e schiavi, incapaci di eseguire i nostri voleri. Schiavi del sistema, servi di qualcosa di materiale, incapaci di seguire i nostri istinti, le nostre voglie e le nostre paure. Osservate questa donna corrotta!”
Bill strappò con violenza la veste medica a Mary, lasciandola completamente nuda sul tavolo operatorio.
“Fratello Seymour, ti prego, mostraci come è in grado di corromperci la tecnologia.”
Seymour si accomodò al computer collegato al cervello di Mary e iniziò a digitare sulla tastiera. Dopo pochi istanti Mary si alzò e si mise a sedere sul tavolo. I suoi occhi erano ancora immobili, il suo sistema nervoso sotto il completo controllo del fratello in grigio ceruleo. I novizi in abito nero osservarono la scena con sguardo voglioso.
“Sono una puttana drogata – disse Mary con voce atona – farei di tutto per potermi fare ancora una volta. Qualsiasi cosa possa fare per guadagnare un po’ di soldi, la farò.”
“Qualsiasi cosa, avete sentito? Questa donna farebbe qualsiasi cosa per potersi fare con la sua merda software uploadata direttamente nel cervello! Venderesti il tuo corpo, donna? Lo faresti?”
Seymour digitò altri comandi sulla tastiera e Mary rispose.
“Sì, lo farei.”
“Hai qui davanti cinque giovani aitanti, Mary – le disse Bill aiutandola a tirarsi in piedi – oggi mi sento generoso, pagherò io tutte le prestazioni che ti chiederanno. Così potrai comprarti tutta la roba che vorrai. Come si dice, Mary?”
“Grazie, padrone”, rispose lei.
Seymour digitò altri comandi sulla tastiera, facendo partire alcuni programmi. Mary si diresse con aria lasciva verso i cinque novizi, lo sguardo immobile davanti a sé.
“Fatemi tutto ciò che volete”, disse.
“Purificate questa puttana tecnologica con la vostra filosofia immacolata e ascenderete ad un nuovo livello del nostro Nirvana!”, esclamò Bill.
I cinque adepti iniziarono a toccarla. Il Fratello Superiore osservò tutto, senza perdersi il minimo dettaglio.

Quando fratello Seymour e i cinque novizi, ora ascesi alla tunica color grigio scuro, se ne furono andati, Bill aiutò il corpo inerte di Mary a indossare l’abito medico e chiamò il dottore e i suoi assistenti con la ricetrasmittente. Gli esperti di cyberimpianti si misero al lavoro senza fare domande, abituati e ben pagati per tacere su qualsiasi cosa fosse successa lì dentro ed ignorare i lividi della ragazza. Bill rimase nella sala operatoria per tutta l’operazione, ad osservare la dolce Mary e il suo grande passo verso una nuova vita immacolata. Quando fu il momento di rimuovere lo spinotto di destra, il dottore somministrò a Mary una piccola dose di sedativo e si affrettò a completare l’operazione prima che il sistema nervoso collassasse.
Furono necessarie alcune ore, ma tutto andò a buon fine.
“È andato tutto bene?”, chiese Bill.
“L’operazione è riuscita perfettamente – rispose il dottore asciugandosi le mani – la paziente è in ottima forma.”
“Entro quanto sarà sveglia?”
“Un paio d’ore, ed entro dopodomani potrà già muoversi dal letto. L’operazione non è stata particolarmente invasiva. Ma come ben sa, lavori del genere sono parecchio costosi.”
“Mary oggi ha guadagnato… molto denaro. Potrà pagare l’operazione, non dovrete preoccuparvi. Riaccompagnatela alla sua stanza”.

Detroit, Anno 2097, Due
“E poi?”, chiese Mordred.
“E poi niente – disse Bill, tenendosi la mano dolorante – è stata l’ultima volta che l’ho vista. Mi fu riferito che appena gli effetti del sedativo cessarono, si svegliò e iniziò ad urlare. Ha dato fuori di matto, ha quasi squarciato la gola ad un’infermiera con un bisturi ed è fuggita dal monastero. Non ho mai saputo che fine abbia fatto.”
“Poi, qualche mese dopo, alcuni agenti di polizia si sono infiltrati nella vostra setta e hanno scoperto che non eravate altro che una fottuta gang di stupratori. Sono finiti tutti in galera, gli adepti, fratello Seymour, i cybermedici che coprivano le vostre fantasie sessuali… tutti tranne te. Comodo avere uno zio all’interno della MBE, vero? Sono pronto a scommettere che è lo stesso che ha fatto così tante donazioni alla Nirvana Luddism e che ti ha dato questo lavoro dopo averti fatto cambiare leggermente l’aspetto grazie ad un po’ di chirurgia. Quando si dice che la famiglia è sacra…”
“Ti ho raccontato tutto quello che sapevo, non ho mai più rivisto quella Mary Grabowski! Cos’altro vuoi da me?”, urlò Bill in preda alla disperazione.
“Sei stato un buon narratore, ma ora voglio che tu sia un ascoltatore. Voglio raccontarti la storia di Mary, ciò che le successe dopo quella notte. Non richiederà molto se tu sarai silenzioso e attento.”
Bill rimase in silenzio e cercò di mettersi in posizione più comoda su ciò che rimaneva del suo televisore, ma le braccia d’acciaio di Mordred lo inchiodarono nuovamente al suolo facendogli lanciare un urlo di dolore.
“Sai qual è il vero problema della Cybermeth 1.7? Oltre a fotterti i neuroni, certo. Quella roba è talmente buggata che manda a puttane anche i contatti degli AKV neurali. Quelli di Mary, per esempio. Funzionavano ancora, ma ogni tanto avevano qualche problema ad accettare nuovi programmi. Il software di blocco neurale che le è stato uploadato poco prima dell’operazione funzionò solamente a metà: fece di Mary un burattino controllato da un computer, ma non le bloccò la percezione del mondo esterno. Quella ragazza ha visto e sentito tutto quanto e al momento del suo risveglio… se lo ricordava bene.”
“Oh, cazzo”, disse sottovoce Bill. Mordred gli tirò un calcio nelle palle e il dolore fu tale che l’uomo non riuscì nemmeno ad urlare. Dalla forza con cui gliel’aveva tirato, doveva avere degli innesti di potenziamento anche negli arti inferiori.
“Proprio quello. Ora ascoltami, figlio di puttana. Non ci metterò molto.”

Il Racconto di Mordred, Anno 2095
Durante quella notte d’autunno, a Detroit pioveva. La pioggia era gelida e appiccicosa, per nulla in grado di lavare via il tanfo che si propagava dalla spazzatura marcescente e dai rifiuti metallici abbandonati per strada.
Mary, impazzita dalla paura e dal dolore, era riuscita a correre fino all’unico luogo che aveva mai chiamato casa: il Loomy Device & Hardware, un negozio di innesti usati e, in generale, “pezzi di ricambio” dove fino a pochi mesi prima lavorava come commessa. Il proprietario, il vecchio Jackson Colt, era stato per lei come un padre adottivo.
Mary non aveva famiglia, non l’aveva più avuta da quando i suoi genitori erano stati uccisi durante una guerra tra le bande dello sprawl a causa di alcune pallottole vaganti. All’epoca lavorava già al negozio di Jackson e quando aveva comunicato la terribile notizia all’uomo, il burbero cinquantenne dalla barba bianca le aveva offerto di trasferirsi lì a tempo indeterminato. Non si sarebbe mai aspettata una gentilezza simile da parte sua, ma Mary sapeva che, sotto sotto, il vecchio Colt era un uomo di buon cuore, anche se la vita era stata dura con lui, portandogli via due figli e il braccio sinistro, sostituito da un vecchio braccio cibernetico multifunzioni, un arnese sferragliante che causava più problemi di quanti ne risolvesse.
Poi Mary aveva iniziato a frequentare le compagnie sbagliate e a fare uso di droghe, una storia semplice e sentita più e più volte, che può capitare a chiunque. Non aveva mai rivelato la cosa a Jackson, che però aveva subito notato i tic nervosi agli occhi dovuti all’abuso di drug-software. Temendo la sua reazioni, Mary era scappata per rivolgersi alla Luddism Nirvana e da allora non aveva più rivisto il vecchio burbero, ragion per cui l’uomo rimase molto sorpreso quando aprì la porta e la ragazza disperata gli si scagliò contro.
“Mary, che ti è successo? Dove sei stata! Entra, sei tutta bagnata… merda, vieni al caldo, qua fuori si gela!”, disse l’uomo portandola all’interno del negozio, una stanza angusta piena di pezzi di ricambio e parti di impianti cibernetici ammassati disordinatamente sopra decine e decine di scaffali.
Jackson le portò un asciugamano e una coperta, oltre che un tè sintetico caldo. La ragazza pareva essersi calmata, ma da quando era entrata non aveva ancora pronunciato una parola. Il vecchio le si sedette di fronte e le strinse le piccole mani con la sua unica mano di carne.
“Sei gelida. Mary, ero in pena per te. Ho creduto che fossi morta. Cosa ti è successo, perché hai indosso questo abito da paziente di ospedale?”
“Sono stata… presa”, rispose lei, le pupille impazzite che non smettevano un attimo di vibrare.
“Sono stati i trafficanti di organi? La yakuza? Dimmi chi ti ha fatto del male.”
Mary gli raccontò tutto, fino all’ultimo dettaglio. Della sua dipendenza, della setta, dello stupro subito. Poi scoppiò di nuovo a piangere e Jackson la strinse tra le braccia. Per quanto il braccio cibernetico dell’uomo fosse di gelido metallo, Mary provò una sensazione di calore.

Mary stava guardando alla televisione un servizio del TG di Detroit che informava che gli adepti della Luddism Nirvana erano stati condannati al carcere con l’accusa di rapimento, circonduzione d’incapaci e stupro di gruppo. Erano passati alcuni mesi da quella notte e Mary si era rimessa fisicamente, ma non mentalmente.
“È finita, Mary. Quello più fortunato si è beccato trent’anni di galera”, disse Jackson, intento a sistemare alcune scatole sugli scaffali.
“Quello più fortunato. Quello col culo più parato è fuori e non si farà nemmeno un’ora di carcere. Fratello Superiore Mullin.”
“Le accuse su di lui sono cadute. È finita.”
“Non è finita! – esclamò Mary scattando in piedi – deve pagare per quello che ha fatto a me e a decine, centinaia di altre ragazze come me! Hai sentito? I poliziotti infiltrati hanno assistito a sedici stupri! Sedici stupri in tre mesi! Quella setta esiste da quasi quattro anni, fatti due conti Jackson! Quell’animale deve morire per quello che ha fatto… e io, come una cretina, mi sono fidata di uno sconosciuto…”
Mary si mise le mani tra i capelli, sull’orlo del pianto. Jackson le andò vicino, mettendole una mano sulla spalla.
“Cosa vorresti fare, Mary? Dimmelo e ti aiuterò, se è in mio potere. Odio anch’io quell’uomo per quello che ti ha fatto.”
“Assoldiamo un sicario”, disse lei con voce atona.
“Costa troppo. Non potremmo mai permettercelo.”
“Allora inventiamocelo”, rispose Mary. Per un istante, Jackson credette di aver capito male.
“Che stai dicendo?”
“Questo negozio è pieno di roba. Vecchi innesti di potenziamento, pezzi di armi da fuoco. Dobbiamo solamente trovare qualcuno che mi attacchi addosso tutta questa roba senza chiedere troppi soldi. Poi a quell’uomo ci penso io.”
Jackson rimase pensieroso per qualche istante, stringendo la spalla di Mary.
“Sarà pericoloso. Credi che sia un giusto prezzo per questa vendetta?”
“Sì”, rispose decisa lei.

Jackson aveva tra i suoi amici Wally Dawson, un tecnomedico a cui avevano revocato la licenza, un poco di buono che sbarcava il lunario estraendo proiettili dal corpo dei membri delle gang di strada e impiantava hardware illegale. Chiedeva poco per compiere un operazione, purché gli impianti fossero a carico del paziente. Per Jackson non fu un problema recuperare nel suo magazzino tutto il necessario.
Mary si trovava sul tavolo operatorio. La sensazione del piano di metallo gelido le trasmise sensazioni orribili, ma questa volta c’era Jackson con lei.
“Posso iniziare?”, chiese il medico.
“Un momento – rispose Jackson – Mary, sei perfettamente sicura? Questi impianti sono vecchi, c’è la possibilità che l’operazione non vada a buon fine.”
“Non mi interessa. Devo farlo. Proceda pure, dottor Dawson.”
Wally le mise una maschera di gomma e aprì la bombola del gas anestetizzante.
“Se dovessi rimanere sotto i ferri, Jackson – disse Mary mentre cominciava a inalare il gas – trova qualcun altro che elimini quel pezzo di merda.”
“Va bene, Mary. Ho preso contatto con un sicario, dovessi cambiare idea, anche se non sarà facile trovare i soldi. Si chiama Mor…”
Mary non sentì finire la frase, perché il gas fece effetto e si addormentò.
La ragazza non si svegliò più.

Detroit, Anno 2097, Tre
“E così la ragazza ci è rimasta e tu sei stato mandato a fare il lavoro sporco al posto suo? Che figlio di puttana – esclamò Bill – che cazzo di bisogno c’era di farmi ricordare tutta questa storia? Tanto stai per farmi un buco in fronte, giusto?”
L’ex-Fratello Superiore sputò ai piedi di Mordred, che gli rifilò un altro calcio nello stomaco.
“Dovevo fartelo ricordare, bastardo. Non sarebbe stata una vendetta vera, goduriosa, piacevole, se non l’avessi fatto.”
“Che cazzo te ne frega a te della vendetta? – gemette Bill - tu sei pagato per fare questo lavoro. Anche non ci fosse stata di mezzo la vendetta l’avresti fatto lo stesso, ti saresti intascato i tuoi soldi e avresti eseguito senza fiatare. So come ragionate voi sicari del cazzo.”
“Non sono un sicario comune, Fratello Superiore Mullin.”
“Piantala di chiamarmi così! Il Fratello Superiore Mullin è morto, non esiste più!”
“Così come è morta Mary”, gli disse Mordred, e si tolse il visore notturno.
“Oh cazzo”, esclamò Bill, spaventato come non mai.
“No, stavolta hai sbagliato”, rispose Mordred osservandolo con i suoi tremolanti occhi verdi.
“Tu sei… lei?”, chiese lui.
“No, Mary è morta quella notte, quando il gas anestetizzante ha fatto effetto. È stato Mordred a risvegliarsi. Sebbene avessi ancora un corpo inadatto, con gli innesti appena effettuati ho svolto un paio di lavori sporchi, ho guadagnato dei soldi e mi sono potuto permettere… tutto questo – disse Mordred indicandosi il corpo con un plateale gesto delle mani – hai idea di quanto costi una plastica facciale? Credo di sì, a giudicare dal tuo bel faccino rifatto.Però ti assicuro che tutto il resto, la cura di testosterone, la rimozione dei seni, per non parlare dell’innesto di un cazzo sintetico perfettamente funzionante… è roba costosa. Per questo ci ho messo così tanto a raggiungerti. Ho voluto mantenere gli occhi di Mary… perché tu potessi guardarli nel momento in cui ti ammazzerò.”
“Cazzo, cazzo – disse Bill buttandosi ai piedi di Mordred – ti prego, perdonami, non era mia intenzione…”
“Ne avevi tutte le intenzioni, verme schifoso. Ma cos’hai lì? – chiese Mordred indicando lo spinotto AKV innestato dietro l’orecchio destro di Bill – il Fratello Superiore Mullin con degli innesti cibernetici? Questo non viola il dogma della tua setta?”
Bill piagnucolò qualcosa di incomprensibile osservando il pavimento.
“Ma devo renderti atto di una cosa, Bill. Avevi ragione, dalla notte in cui la facesti stuprare, Mary non si è più drogata.”
Mordred estrasse da una tasca della tuta un sottile banco di memoria rosso con una presa AKV.
“Ricordi quando ti parlò della Cybermeth 1.7? Ne ho in abbondanza qui con me e ho tutta la notte e tutti i giorni a venire per farti provare i suoi effetti. Questa roba impiega un po’ a mandarti in pappa il cervello, specie da quando hanno messo in commercio le nuove AKV. Causano meno bug di sistema, sei fortunato. Forse morirai di sete prima che ti collassino i neuroni.”

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