venerdì 8 maggio 2015

La Tomba delle Nuvole - XIV: Jack



Gli atomi che compongono i personaggi vengono ricomposti, e la prima sensazione che percepiscono è il freddo. Si trovano all’aperto, di notte, su una passerella metallica larga appena un metro; sotto di loro percepiscono il vuoto, e anche l’ossigeno sembra essere scarso. Si trovano su un grosso rotore, la cui elica si muove lentamente nel vuoto, occasionalmente convogliando le nubi sottostanti attorno alla Pianta-di-Fagioli. Il flusso di energia fuoriesce lampeggiando di luce verde da una crepa dal cristallo, e la pianta prosegue ancora, perdendosi nel cielo.

Dopo alcuni esoterismi di Mistar atti a consentire la sopravvivenza del gruppo nell’ambiente ostile, i tre si legano alla passerella e decidono di approfittare del luogo tranquillo per riposare alcune ore. Durante la notte, Spritz vede ogni tanto delle ombre fumose muoversi lungo il rotore, e trova sulla passerella frammenti di legno bruciato, ma non riesce a capirne le cause. Al risveglio il sole è sorto, e i tre riescono a scorgere sotto di loro il verde profilo delle pianure di Kataru, il Riage Nero, la foresta di Ba-Adenu e… addirittura la curvatura della terra. E sopra di loro, la Pianta-di-Fagioli sembra proseguire all’infinito.
Leon utilizza i materiali acquistati per riparare le crepe sul cristallo, e il flusso di energia verde, sbloccatosi, parte verso l’alto. I tre immergono le mani in una vasca di melma lì accanto e nuovamente vengono disintegrati, per poi essere ricomposti pochi istanti dopo.

L’ambiente in cui si trovano è oscuro e invaso da una vorticante e densa nebbia, simile a una nube, che gli impedisce di vedere a più di pochi metri. Vicino a loro c’è una vasca di melma simile a quella in cui hanno immerso le mani e al centro di essa vedono la cima della Pianta-di-Fagioli: il pilastro di cristallo termina con una punta arrotondata. L’ambiente pare essere enorme, dato che non vedono soffitti o pareti, ma solo delle passerelle che scendono verso il basso percorrendo la superficie di una cupola di dimensioni ciclopiche. Il gruppo decide di scendere, e mentre lo fanno sentono dei colpi potentissimi provenire dall’interno della cupola. Trovano l’enorme porta metallica che fa da ingresso, ma il meccanismo di apertura è stato spaccato ed è irreparabile. Nubenera sembra inquieto ma pare aver fiutato una pista, così decidono di attaccargli al collo un lumiglobo e farsi fare strada. Dopo pochi istanti, i tre incrociano un’altra creatura simile a Nubenera: è più malridotta, ossuta e parte della pelle del suo volto è staccata, ed è visibile lo scheletro metallico al di sotto. Non riescono ad avvicinarsi, perché la creatura svanisce nella nebbia.

Avanzando in linea retta nell’oscurità intravedono una luce verde davanti a loro, e arrivano a un’altra cupola metallica (più piccola della precedente ma comunque di notevoli dimensioni) dalle porte spalancate, al cui interno fa bella mostra di sé un rigoglioso giardino che emette energia biologica. Il gruppo esamina l’ambiente, rendendosi conto che le pareti interne della cupola contengono uno strato d’argento riflettente, e Mistar arriva alla comprensione che questo sistema dovrebbe far sì che l’energia biologica venga contenuta e che il giardino continui ad alimentare sé stesso all’infinito. Alcuni simili di Nubenera (tutti ugualmente danneggiati) vivono in quest’area, ma paiono tutti diffidenti e poco inclini ad avvicinarsi. Spritz rinviene impronte di stivali in un’area terrosa, e le segue fino a trovare un giaciglio.
Incautamente (e complice anche un 1 sul dado) Leon ci mette le mani dentro e una tagliola artigianale si chiude sul suo braccio, danneggiandolo gravemente e forse rompendogli qualche osso.
Realizzando che forse le impronte potrebbero appartenere a Jack, ma non trovando altri indizi, i tre decidono di uscire da un altro ingresso del padiglione e proseguire in una direzione ben precisa, in linea retta.

Entro pochi minuti giungono a un altro padiglione identico, i cui interno è però più angusto e illuminato da alcuni lumiglobi sospesi a mezz’aria. All’entrata vengono accolti da una trappola elettrica opportunamente piazzata, che per poco non uccide Mistar (gli rimanevano 3 punti di Intelletto E BASTA) e che ferisce anche Spritz, prima di venire distrutta da Leon.

L’ambiente in cui si trovano è pieno di scaffali metallici su cui sono radunati attrezzi da riparazione, materiali di fortuna, Arcani e qualche strano congegno. Approfittano della relativa calma del luogo per tirare il fiato e Leon, con un po’ di fatica, riesce a sostituire i circuiti bruciati di Mistar facendogli riprendere l’uso del braccio. Nel frattempo Spritz da un’occhiata alle altre stanze, ma trova ben poco di interessante, eccezion fatta per un’uscita dal padiglione che pare sia stata appositamente coperta con dei detriti.

Quando decidono di avanzare, Leon percepisce una sensazione gelida sul collo. Dal nulla, come se fosse stato completamente invisibile e mimetizzato fino a un istante prima, compare di fianco a lui un individuo con indosso un’armatura di synth e microfibra nera, una maschera completa con lenti a zoom, e un bastone con un’estremità irta di coltelli. Con una rapidità sorprendente punta l’arma al collo di Leon, e si respira un attimo di tensione quando la figura chiede chi diavolo siano. Dicono i loro nomi, e la figura risponde semplicemente: “Io sono Jack.”
Mistar si presenta come quello che gli aveva parlato tramite la sfera, e Jack diventa euforico, abbracciandoli e dicendogli che ora, con il loro aiuto, forse potrà andarsene da quel luogo infame. La leggenda vivente inizia a parlare di un modo per scappare da quel posto, quella “Tomba delle Nuvole”, tramite un mezzo di trasporto degli Antichi che da solo non è in grado di manovrare.
I tre capiscono subito che Jack è completamente pazzo, ma riescono a cavargli numerose informazioni:
-              Gli Antichi sono un popolo chiamato Xahenas, arrivato dalle stelle più lontane grazie alle proprie navi-serpente. Esperti nella manipolazione di ogni forma di vita, avevano imparato a sfruttare come riserva di energia il Vitara, il flusso vivente brillante di verde che permea ogni creatura. Piante, animali e esseri umani ne hanno ben poca, ma gli Xahenas erano dei potentissimi generatori di questa energia, e la sfruttavano per tutte le loro creazioni. Il Sostegno e le altre rovine erano un loro avamposto, creato per motivi sconosciuti. In alcuni archivi Jack ha scoperto che qualcosa è accaduto sul loro mondo natale, forse un’esplosione di Vitara impossibile da controllare, che li ha annientati. I pochi rimasti sulla Terra hanno sviluppato la fusione tra carne e metallo vivente, in modo da diventare immortali e attendere che forse qualcuno del loro popolo giungesse nuovamente a prenderli.
-              Le creature simili a Nubenera presenti per tutta la tomba sono manutentori creati dagli Xahenas per mantenere funzionanti le proprie creazioni. Per qualche strano motivo, hanno smesso di funzionare da tempo e si comportano come animali.
-              Jack ha lottato contro il Gigante, in realtà una sorta di automa-guardiano della Tomba, tempo addietro. Durante lo scontro è riuscito a ferirlo gravemente, tanto che la creatura si è ritirata nel padiglione grande (quello da cui i personaggi hanno sentito provenire i colpi) e per un sacco di tempo non se ne è più sentita la presenza. Il mostro pare essersi risvegliato quando i personaggi sono giunti in cima alla Pianta-di-Fagioli, ma nemmeno Jack sa spiegarsi perché (anche se pare essere molto sospettoso nei loro confronti). Dice anche che le porte che lo tengono intrappolato non reggeranno in eterno.
-              C’è un mezzo di trasporto degli Antichi che potrebbe permettere la fuga da quel luogo, dove Jack è rimasto intrappolato per molto tempo. Infatti, è impossibile percorrere il flusso di Vitara della Pianta-di-Fagioli al contrario, perché è come nuotare controcorrente in una cascata. Jack sostiene però che il mezzo non possa essere manovrato da una sola persona, per cui avrà bisogno dell’aiuto di tutti per andarsene.
-              C’è un padiglione contenente un macchinario chiamato da Jack “l’arpa magica”, ma non svela altri dettagli su di esso.

Alle ovvie domande dei personaggi su come abbia fatto a sopravvivere così a lungo (considerando che la leggenda di Jack è vecchia di almeno 400 anni), lui appare sconvolto e inizia a sostenere di essere intrappolato lì su da diversi mesi, al limite qualche anno, ma pare negare l’evidenza. Quando i personaggi gli fanno domande rischiose come “che cosa hai mangiato per tutto questo tempo?” e “perché abbiamo ritrovato le sfere-chiavi per arrivare quassù al loro posto, se ci eri passato tu per primo?”, Jack dissimula ed evita di dare risposta.
Alla fine rivela almeno una verità mostrando un lembo di pelle color grigio metallico nascosto dall’armatura: Jack si è volontariamente sottoposto al trattamento per la fusione con il metallo degli Xahenas, sopravvivendo miracolosamente e quindi divenendo immortale.
Jack pare insistere sul recarsi tutti immediatamente al mezzo di trasporto e andarsene prima che il Gigante sfondi le porte, ma il gruppo non cede: sono arrivati fin qui, e vogliono vedere il Gigante almeno una volta, per trovarsi faccia a faccia con la leggenda. Vogliono scoprire tutti i segreti di quel luogo, specie quelli di una fantomatica “gallina dalle uova d’oro” che dovrebbe trovarsi nel padiglione centrale, l’unico luogo che Jack non è mai riuscito a esplorare.
Jack fa di tutto per convincerli, ma niente pare attaccare, il gruppo pare intenzionato a fronteggiare il Gigante. Giungono alla fine ad un accordo: Jack darà loro una mano a fronteggiare il mostro, ma se qualcuno di loro dovesse essere in pericolo dovranno tutti abbandonare la missione e dirigersi al mezzo di trasporto. Se solamente uno di loro morisse, tutti si troverebbero intrappolati perché il mezzo di trasporto non sarebbe governabile.

La prima idea di Mistar è quello di sfruttare un’alta concentrazione di Vitara per farla esplodere addosso al Gigante, con un’arma o tramite l’esplosione della serra, come era già capitato al bosco nelle sessioni precedenti (vedi Sessione X – Oltre il Bosco, Attraverso il Portale). Insieme esaminano la serra, ma Jack sostiene che non sia una buona idea: le creature alimentate a Vitara (come il Gigante) sono immuni all’energia distruttiva dello stesso, quindi un’esplosione di energia verde contro l’automa potrebbe sortire l’effetto contrario, potenziandolo o peggio.
Iniziano a pensare che riattivando il flusso di Vitara lungo la Pianta-di-Fagioli si siano riattivati dei meccanismi che hanno permesso la rigenerazione del Gigante.

Lasciando perdere l’idea proseguono allora verso un altro padiglione, con Jack che continua a insistere sul fatto che lui, negli ultimi anni, ha già trovato tra le macerie tutto quanto era possibile recuperare. Trovano un padiglione distrutto, e Jack dice che è lì che ha combattuto l’ultima volta contro il Gigante, quando il mostro è crollato ha distrutto tutto quanto. Tra i resti metallici il gruppo trova un macchinario semidistrutto, ma ancora brillante di energia. Jack sostiene che non aveva mai funzionato prima di allora, ma forse con la riattivazione del flusso di Vitara qualcosa è cambiato.
Mistar si connette al macchinario e lo esamina, scoprendo che si tratta di un apparecchio che regola il flusso e la direzione del Vitara nella Pianta-di-Fagioli. È in parte danneggiato, ma il flusso potrebbe ancora essere invertito. Probabilmente il teletrasporto funzionerebbe in senso inverso, ma si riporterebbe un enorme flusso di energia alla sua fonte, innescando una probabile distruzione di tutto quanto.
Nel frattempo Jack, che sembrava piuttosto agitato, attiva i sistemi mimetici della sua armatura e scompare nel nulla.
Leon torna verso il luogo dove hanno incontrato Jack, e decide di esplorarlo per intero. Addentrandosi nelle sale ne trova una dove una dozzina di manutentori modificati con artigli d’acciaio e congegni piantati nella testa attendono silenziosi. Non appena mette piede nella sala, questi gli saltano addosso facendogli parecchio male e costringendolo a una fuga disonorevole.
Mistar e Spritz smontano parte del pavimento della Tomba e trovano una canalina di cristallo che convoglia il Vitara al macchinario del padiglione in cui si trovano. Jack sosteneva che il Vitara deve essere incanalato in un supporto fisico altrimenti si disperde in pochi istanti, così iniziano a cogitare sul da farsi, ma poi decidono di andare a cercare Leon.

Quando si rincontrano Leon spiega agli altri la situazione, così entrano tutti nel padiglione dei manutentori e Spritz, con un veloce colpo di spada, li annienta permettendo il passaggio. Arrivano a una sala blindata dove trovano un paio di esplosivi a Vitara (Jack ne portava alcuni legati addosso) e un disco di cristallo. Grazie alle lenti verdi trovati nel Sostegno, Leon si accorge che Jack, mimetizzato, li sta scrutando attentamente.
Portano tutto al di fuori, ma Jack ricompare e chiede al gruppo di restituirgli il disco. Al rifiuto del gruppo, lui glielo ruba con una manovra agile e scappa nella nebbia.

Leon e Mistar sono sempre più delusi: il loro eroe d’infanzia, il leggendario Jack, si sta rivelando essere solo un pazzo e un codardo, intenzionato solo a progettare la sua fuga.
Il gruppo lo cerca ancora un po’, ma sembra essere sparito. Decidono di continuare l’esplorazione, finché non giungono a un padiglione dove ci sono vari macchinari non funzionanti e un enorme disco metallico concavo, con un’antenna posizionata al centro. Mistar riesce a far ripartire i macchinari, comprendendo che si tratta di un apparecchio per la trasmissione di onde sonore a una frequenza impercettibile dall’orecchio umano (a tutti gli effetti, una trasmittente radio). Prova a trasmettere i suoi pensieri tramite il collegamento, cercando di capire se c’è qualcuno dall’altra parte, quando una voce cavernosa gli risponde.
Mistar si rende conto di stare parlando con il Gigante.
L’automa, in realtà molto più intelligente di quanto si potesse credere, si presenta come guardiano del popolo Xahenas, programmato per difendere quel luogo dalle intrusioni. Dice chiaramente che, secondo i suoi calcoli, entro 4 ore circa si libererà dal padiglione centrale e darà la caccia a Jack, per poi dare la caccia ai personaggi: su questo, pare essere intransigente, in quanto è il suo scopo.
Mistar però riesce a farsi rivelare alcune succose informazioni su Jack e sulle possibili vie di fuga da quel luogo:
-              Jack è un essere umano, ma è stato “costruito” dal Gigante stesso secoli prima tramite i laboratori e i macchinari degli Xahenas. La sua creazione però, dotata di libero arbitrio, gli si è rivoltata contro.
-              Jack è nato nella Tomba delle Nuvole, ne è fuggito una volta, e poi il Gigante è andato a riprenderlo. È riuscito a riportarlo su, ma poi è stato sconfitto. Quando Jack ha tagliato i flussi di Vitara, per lui è stato necessario l’auto-spegnimento.
-              Il mezzo di trasporto con cui Jack vuole fuggire viene alimentato grazie al Vitara dei piloti. I corpi degli Xahenas ne generavano a volontà, ma degli umani probabilmente morirebbero nel tentativo! Jack quindi voleva, a tutti gli effetti, utilizzare il gruppo come carburante.
-              Un’altra possibile via di fuga sarebbe invertire il flusso di Vitara della Pianta, ma ci potrebbero essere delle conseguenze. Il Gigante, forse per pietà o per chissà quale altro motivo, rivela che nel padiglione centrale c’è forse qualcosa per andarsene.

Una volta interrotto il collegamento i tonfi in lontananza riprendono: presto il Gigante sfonderà le porte. Mistar spiega agli altri la situazione, e tutti vengono colti da un sentimento di vendetta nei confronti di Jack. Lo cercheranno per altre tre ore, dopodiché si nasconderanno… e a quel punto sarà il Gigante a pensarci.

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