I
personaggi cercano un traghetto che li possa portare fino alle Colline Oscure,
dove si trova Valle Pallida. Lo trovano senza troppe difficoltà e salpano in
direzione di Leary, un piccolo villaggio fluviale situato da quelle parti, con
l’eccezione di Leon, che si è fermato da Auletta
per aiutarla con le prime analisi delle spore cancella-memoria, e che li
raggiungerà non appena possibile (situazione
obbligata a causa dell’assenza del giocatore).
Dopo un
giorno di navigazione giungono a destinazione: Leary è un insediamento agricolo
di un centinaio di abitanti, e immediatamente i personaggi si dirigono all’unica
locanda del posto per reperire informazioni. L’oste riferisce loro che solo
dieci giorni prima è passato di lì un gruppo di cercatori di reliquie formato
da due varjellen e due umani, e si sono diretti nella Valle Pallida, che dista
solo poche ore a piedi. Hanno modo di parlare con un cacciatore di nome Nariel, che riferisce alcune
interessanti informazioni sul luogo, che ha la fama di essere stregato:
infatti, nei confini della valle, tutti i colori scompaiono. L’erba, il cielo,
le persone che vi entrano assumono delle tonalità grigie, e i colori tornano
normali solamente all’uscita della valle. Nariel riferisce di aver assistito ad
uno strano fenomeno pochi giorni prima, mentre stava inseguendo una preda fino
a quel luogo: mentre sventrava l’animale catturato, i colori si sono invertiti
più volte: il bianco è diventato nero, e viceversa, come se tutto avesse
assunto uno spettro negativo. La cosa è accaduta diverse volte, dopodiché il
cacciatore se l’è filata.
Senza
ulteriori indugi il gruppo raggiunge la valle con le proprie cavalcature,
scoprendo che le storie del cacciatore non erano fandonie: una volta messo
piede all’interno tutti i loro colori si spengono, ma nient’altro di strano
accade.
Seguire le
tracce è piuttosto semplice e in breve raggiungono un accampamento che pare
abbandonato da diversi giorni: il fuoco è spento, una tenda è stata rovesciata
dal vento, e i Brehm (delle cavalcature rettili) del gruppo che li ha preceduti
si sono liberate dalle corde e vagano libere.
A un
centinaio di metri dall’accampamento il gruppo trova una crepa nel terreno che
scende in una voragine mezza franata, a cui è assicurata una corda di metallo.
Si calano al di sotto e trovano una caverna che ha l’aria di essere
artificiale, ma le frane hanno distrutto ogni altro possibile accesso. Al centro
della caverna notano quella che sembra una statua umanoide mezza abbozzata, per
poi rendersi conto della sua orribile natura: si tratta del cadavere di un
varjellen (probabilmente Idlas’ka) parzialmente
fuso con un grosso macigno, con solo braccia e parte della testa rinsecchita a
fuoriuscire dalla pietra crepata. Una delle mani stringe un cristallo bianco e
luminoso, che Neil Vane raccoglie ed esamina.
Scopre nel
giro di poco che concentrandosi sul cristallo può far variare il suo spettro
luminoso da bianco a nero con la sola forza del pensiero; lo fa e lo spettro
dei colori dell’ambiente si inverte: l’oscurità diventa luce, la carne diventa
nera, e il mondo attorno al gruppo cambia: si trovano ora in una vasta sala
rettangolare, dove c’era il cadavere del varjellen solo una chiazza di sangue
con diversi frammenti di carne marcita. Ad un’estremità della caverna c’è ora
un portellone metallico, che dopo qualche sforzo riescono a scassinare.
La sala
che li attende dall’altra parte ha una parete interamente occupata da una
cascata di liquido bianco e luminoso, di consistenza impalpabile (Realmente è nero – pensano – è una cascata d’ombra). Attraversano la
stanza, ma dei tentacoli umbratili si animano dalla cascata e attaccano il
gruppo, che è costretto a combattere per reciderli, mentre quelle strane
creature impalpabili tentano di trascinarli sotto il flusso della cascata.
Trovano
poi una piccola sala di controllo in cui un numenera regola il flusso della
cascata, e un lungo corridoio in discesa colmo di fasci di energia
carbonizzante, che formano una sorta di rete lungo il percorso. Neil intuisce
la natura del cristallo e si riconcentra, facendo virare lo spettro sul bianco:
si trovano ora in una sala oscura e polverosa, la sala con il controllo della
cascata è completamente franata, e il corridoio davanti a loro è privo di
pericoli.
Nella
transizione Spritz si trova con il piede fuso in una roccia, cosa che gli
provoca un dolore atroce: capiscono quindi che il cristallo permette di saltare
da una realtà all’altra, con il rischio però di trovarsi fusi nella materia
dall’altro lato.
Arrivano a
una grande sala dove notano immediatamente i cadaveri smembrati e mezzi
carbonizzati di un varjellen e due umani sul terreno. Cercando tra il loro
equipaggiamento (e soprattutto i loro crypto) non prestano attenzione a tre
automi corazzati che emergono dalle tenebre, notandoli solo quando il loro
braccio a lama si incendia diventando incandescente. Dopo qualche istante di
combattimento si rendono conto che gli automi sono estremamente combattivi e
agguerriti, e Neil usa nuovamente il cristallo per saltare nello spettro
negativo del complesso.
La stanza
qui è molto simile, ma chiaramente illuminata. I cadaveri e gli automi non ci
sono, ma tre statue di pietra nera, rappresentanti creature umanoidi corazzate
e dalla testa molto grande, li scrutano con aria minacciosa. In breve il gruppo
inizia a sentire un leggero ronzio alla testa, e Neil inizia a perdere sangue
dal naso, come se le statue esercitassero una qualche macabra influenza
mentale.
Si
allontanano da lì prendendo un altro corridoio, e trovando una grande stanza
dotata di un camminamento laterale molto stretto, e al centro solamente una
vasca ricolma di liquido bianco. La attraversano fino ad arrivare a una sala
enorme, dove una statua rappresentante un’altra di quelle creature dalla grande
testa, ma con indosso una corona di cristallo e il volto deturpato, li scruta.
Spritz e
Kendra identificano il luogo e la statua come quello sognato mesi prima (vedi
Prologo – Gli Incubi della Montagna). Non sapendo precisamente cosa fare
tornano indietro alla sala della vasca d’ombra, dove Neil tenta di aprire una
porta laterale sigillata.
Nel
tentativo prende una storta e cade nella vasca, dove l’ombra luminosa lo
avvolge iniziando a congelarlo. La sua prontezza nell’utilizzare la levitazione
e il braccio saldo di Spritz lo salvano, e quando riemerge decide di provare a
invertire nuovamente lo spettro luminoso per aprire la porta.
Nella
versione positiva del complesso, la vasca è completamente vuota (una voragine
di trenta metri) e il camminamento laterale è cadente e semidistrutto: Ellie si
trova a precipitare nel vuoto, ma anche lei si salva grazie alla sua prontezza
di riflessi, e in seguito viene tratta in salvo dal resto del gruppo.
In questa
realtà, la porta che Neil stava tentando di scassinare non esiste: al suo posto
c’è solamente un muro.
Ritornano
allo spettro negativo, aprono e si trovano in una piccola stanza completamente
nera, dove una corazza numenera simile a quella delle statue viste poco prima è
riposta in una teca. Mentre tentano di prenderla, una sorta di gelatina melmosa
di oscurità li assale, avvolgendo Kendra. La fanno uscire forzatamente dalla
stanza e tornano allo spettro positivo, dove la gelatina scompare… ma sentono
poco distante il passo pesante degli automi in avvicinamento.
Ritorno
allo spettro negativo, la melma è scomparsa e sono liberi di prendere l’armatura.
In
entrambe le realtà la struttura è ancora in gran parte inesplorata: c’è un sacco
di lavoro da fare.
Chissà la
faccia che farà Leon quando li raggiungerà!
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