venerdì 16 ottobre 2015

La Guerra delle Ombre - Sessione VII: Bianco // Nero



I personaggi cercano un traghetto che li possa portare fino alle Colline Oscure, dove si trova Valle Pallida. Lo trovano senza troppe difficoltà e salpano in direzione di Leary, un piccolo villaggio fluviale situato da quelle parti, con l’eccezione di Leon, che si è fermato da Auletta per aiutarla con le prime analisi delle spore cancella-memoria, e che li raggiungerà non appena possibile (situazione obbligata a causa dell’assenza del giocatore).

Dopo un giorno di navigazione giungono a destinazione: Leary è un insediamento agricolo di un centinaio di abitanti, e immediatamente i personaggi si dirigono all’unica locanda del posto per reperire informazioni. L’oste riferisce loro che solo dieci giorni prima è passato di lì un gruppo di cercatori di reliquie formato da due varjellen e due umani, e si sono diretti nella Valle Pallida, che dista solo poche ore a piedi. Hanno modo di parlare con un cacciatore di nome Nariel, che riferisce alcune interessanti informazioni sul luogo, che ha la fama di essere stregato: infatti, nei confini della valle, tutti i colori scompaiono. L’erba, il cielo, le persone che vi entrano assumono delle tonalità grigie, e i colori tornano normali solamente all’uscita della valle. Nariel riferisce di aver assistito ad uno strano fenomeno pochi giorni prima, mentre stava inseguendo una preda fino a quel luogo: mentre sventrava l’animale catturato, i colori si sono invertiti più volte: il bianco è diventato nero, e viceversa, come se tutto avesse assunto uno spettro negativo. La cosa è accaduta diverse volte, dopodiché il cacciatore se l’è filata.

Senza ulteriori indugi il gruppo raggiunge la valle con le proprie cavalcature, scoprendo che le storie del cacciatore non erano fandonie: una volta messo piede all’interno tutti i loro colori si spengono, ma nient’altro di strano accade.
Seguire le tracce è piuttosto semplice e in breve raggiungono un accampamento che pare abbandonato da diversi giorni: il fuoco è spento, una tenda è stata rovesciata dal vento, e i Brehm (delle cavalcature rettili) del gruppo che li ha preceduti si sono liberate dalle corde e vagano libere.

A un centinaio di metri dall’accampamento il gruppo trova una crepa nel terreno che scende in una voragine mezza franata, a cui è assicurata una corda di metallo. Si calano al di sotto e trovano una caverna che ha l’aria di essere artificiale, ma le frane hanno distrutto ogni altro possibile accesso. Al centro della caverna notano quella che sembra una statua umanoide mezza abbozzata, per poi rendersi conto della sua orribile natura: si tratta del cadavere di un varjellen (probabilmente Idlas’ka) parzialmente fuso con un grosso macigno, con solo braccia e parte della testa rinsecchita a fuoriuscire dalla pietra crepata. Una delle mani stringe un cristallo bianco e luminoso, che Neil Vane raccoglie ed esamina.

Scopre nel giro di poco che concentrandosi sul cristallo può far variare il suo spettro luminoso da bianco a nero con la sola forza del pensiero; lo fa e lo spettro dei colori dell’ambiente si inverte: l’oscurità diventa luce, la carne diventa nera, e il mondo attorno al gruppo cambia: si trovano ora in una vasta sala rettangolare, dove c’era il cadavere del varjellen solo una chiazza di sangue con diversi frammenti di carne marcita. Ad un’estremità della caverna c’è ora un portellone metallico, che dopo qualche sforzo riescono a scassinare.

La sala che li attende dall’altra parte ha una parete interamente occupata da una cascata di liquido bianco e luminoso, di consistenza impalpabile (Realmente è nero – pensano – è una cascata d’ombra). Attraversano la stanza, ma dei tentacoli umbratili si animano dalla cascata e attaccano il gruppo, che è costretto a combattere per reciderli, mentre quelle strane creature impalpabili tentano di trascinarli sotto il flusso della cascata.

Trovano poi una piccola sala di controllo in cui un numenera regola il flusso della cascata, e un lungo corridoio in discesa colmo di fasci di energia carbonizzante, che formano una sorta di rete lungo il percorso. Neil intuisce la natura del cristallo e si riconcentra, facendo virare lo spettro sul bianco: si trovano ora in una sala oscura e polverosa, la sala con il controllo della cascata è completamente franata, e il corridoio davanti a loro è privo di pericoli.
Nella transizione Spritz si trova con il piede fuso in una roccia, cosa che gli provoca un dolore atroce: capiscono quindi che il cristallo permette di saltare da una realtà all’altra, con il rischio però di trovarsi fusi nella materia dall’altro lato.

Arrivano a una grande sala dove notano immediatamente i cadaveri smembrati e mezzi carbonizzati di un varjellen e due umani sul terreno. Cercando tra il loro equipaggiamento (e soprattutto i loro crypto) non prestano attenzione a tre automi corazzati che emergono dalle tenebre, notandoli solo quando il loro braccio a lama si incendia diventando incandescente. Dopo qualche istante di combattimento si rendono conto che gli automi sono estremamente combattivi e agguerriti, e Neil usa nuovamente il cristallo per saltare nello spettro negativo del complesso.

La stanza qui è molto simile, ma chiaramente illuminata. I cadaveri e gli automi non ci sono, ma tre statue di pietra nera, rappresentanti creature umanoidi corazzate e dalla testa molto grande, li scrutano con aria minacciosa. In breve il gruppo inizia a sentire un leggero ronzio alla testa, e Neil inizia a perdere sangue dal naso, come se le statue esercitassero una qualche macabra influenza mentale.

Si allontanano da lì prendendo un altro corridoio, e trovando una grande stanza dotata di un camminamento laterale molto stretto, e al centro solamente una vasca ricolma di liquido bianco. La attraversano fino ad arrivare a una sala enorme, dove una statua rappresentante un’altra di quelle creature dalla grande testa, ma con indosso una corona di cristallo e il volto deturpato, li scruta.

Spritz e Kendra identificano il luogo e la statua come quello sognato mesi prima (vedi Prologo – Gli Incubi della Montagna). Non sapendo precisamente cosa fare tornano indietro alla sala della vasca d’ombra, dove Neil tenta di aprire una porta laterale sigillata.
Nel tentativo prende una storta e cade nella vasca, dove l’ombra luminosa lo avvolge iniziando a congelarlo. La sua prontezza nell’utilizzare la levitazione e il braccio saldo di Spritz lo salvano, e quando riemerge decide di provare a invertire nuovamente lo spettro luminoso per aprire la porta.
Nella versione positiva del complesso, la vasca è completamente vuota (una voragine di trenta metri) e il camminamento laterale è cadente e semidistrutto: Ellie si trova a precipitare nel vuoto, ma anche lei si salva grazie alla sua prontezza di riflessi, e in seguito viene tratta in salvo dal resto del gruppo.
In questa realtà, la porta che Neil stava tentando di scassinare non esiste: al suo posto c’è solamente un muro.

Ritornano allo spettro negativo, aprono e si trovano in una piccola stanza completamente nera, dove una corazza numenera simile a quella delle statue viste poco prima è riposta in una teca. Mentre tentano di prenderla, una sorta di gelatina melmosa di oscurità li assale, avvolgendo Kendra. La fanno uscire forzatamente dalla stanza e tornano allo spettro positivo, dove la gelatina scompare… ma sentono poco distante il passo pesante degli automi in avvicinamento.

Ritorno allo spettro negativo, la melma è scomparsa e sono liberi di prendere l’armatura.
In entrambe le realtà la struttura è ancora in gran parte inesplorata: c’è un sacco di lavoro da fare.
Chissà la faccia che farà Leon quando li raggiungerà!

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