sabato 24 ottobre 2015

La Guerra delle Ombre - Sessione VIII: La Porta del Vuoto



Un disclaimer prima di iniziare: in questa sessione i PG hanno rischiato la morte, ma veramente tanto. Eppure l’hanno trovata una delle sessioni più eccitanti da quando abbiamo iniziato a giocare. Tenere il gruppo sul filo del rasoio è una tecnica che deve essere usata con accortezza, senza soverchiarli ne rendergli la vita troppo facile. Può sembrare un consiglio elementare, ma non è così semplice metterlo in pratica. Tenetelo bene a mente.

Leon, dopo aver passato una mezza giornata di studi (e una notte di “ginnastica” con Auletta) parte alla volta della Valle Pallida per riunirsi al suo gruppo. Prima di partire, la Sarraceniana somministra un beverone al suo corridore dei boschi per farlo correre più velocemente e consegna a Leon un crypto telepatico, con cui potrà contattare mentalmente i suoi compagni e rincontrarli più facilmente.
Il viaggio di Leon tra le pianure e le colline del Thaemor procede piuttosto velocemente, e nel giro di mezza giornata raggiunge il villaggio di Leary, dove si fa dare indicazioni per la Valle Pallida.

Il resto del gruppo, che nel frattempo si trova ancora nella rovina multi-temporale, approfitta del momento di relativa calma per tirare il fiato e raccogliere le idee. Girovagando per le stanze della dimensione negativa, in cui la base sembra essere più integra, trovano in una stanza gelida e sigillata da porte di vetro quello che pare essere un nucleo di energia. Non trovano modo di entrare nella stanza, ma trovano un altro numenera con cui Vane si interfaccia, scoprendo che si tratta di un sistema di controllo del nucleo di energia. I codici e le informazioni che si insinuano a forza nella sua mente gli fanno comprendere che quel luogo, in un preciso momento del tempo, è stato scisso su due linee temporali diverse e che ognuna ha proseguito indipendentemente il proprio corso di esistenza.
Il macchinario permette di controllare il nucleo di energia nella stanza attigua, che a quanto pare serve per mantenere parallele le due linee temporali: disattivandolo ci potrebbero essere circostanze spiacevoli, per cui il gruppo decide di non toccare nulla.

Leon giunge nella valle, trovando un luogo completamente diverso da quello che gli è stato descritto: l’erba e il cielo sono completamente neri, i tronchi degli alberi pallidi, e quando mette piede nella valle anche lui si scurisce perdendo ogni tonalità di colore.
Decide quindi di attivare il crypto telepatico e mettersi in contatto con Spritz, che lo guida fino a raggiungere l’accampamento lasciato dal gruppo di Idlas’ka e da lì all’interno della rovina.
C’è solo un problema: nello spettro temporale negativo non si è mai verificato il crollo che ha aperto la voragine per accedere alla base, quindi non c’è modo di entrare al suo interno!
Il gruppo all’interno si sigilla in una stanza sicura e Vane utilizza il cristallo per passare dallo spettro negativo a quello positivo, e viceversa, così da permettere a Leon il passaggio mentre Spritz lo guida telepaticamente.
Per il primo tratto la procedura riesce bene, poi Vane è costretto a passare allo spettro positivo per permettere a Leon di transitare in un corridoio pieni di raggi laser, sapendo bene che alla sua fine ci saranno degli automi guardiani ad attenderlo. Spritz comunica al suo amico ci avvisarlo immediatamente non appena si troverà in una grande sala, così che Vane possa virare nuovamente lo spettro sul negativo e non farlo attaccare dagli automi.
Leon corre giù per il corridoio serpeggiante, ma (con una bastardissima intromissione del narratore) proprio in quel momento il crypto telepatico smette di funzionare, interrompendo le comunicazioni. Leon arriva di sotto e viene attaccato da due automi, che lo caricano menando fendenti con le loro lame incandescenti.
Il fuoco non è una cosa che manca al jack, che sfodera la sua lancia termica e si prepara a fronteggiarli.
L’artefatto taglia come burro le corazze degli automi, mentre Spritz e Vane, accorsi sentendo i rumori di combattimento, hanno un po’ più di difficoltà: le loro armi non sono sufficientemente robuste da perforare le armature avversarie.
Durante lo scontro che segue Spritz viene messo al tappeto e Vane rischia la stessa sorte, ma come un salvatore giunge Leon che elimina i tre automi a colpi di lancia.

Eliminata la minaccia il gruppo ne approfitta per rimanere nello spettro positivo, tirare il fiato e recuperare l’equipaggiamento dai cadaveri del gruppo di Idlas’ka, che fino a quel momento erano rimasti sotto la sorveglianza degli automi.
Mentre Leon viene aggiornato sulla situazione, Ellie e Kendra giungono alla stanza dove si trovava l’enorme scultura incoronata, ma nello spettro positivo al suo posto c’è un grosso cuore di pietra nera, ornato con cristalli di quarzo, con delle nicchie interne.
Il gruppo si riunisce nella stanza e prima mostra la statua dello spettro negativo a Leon (anche lui si rende conto di averla sognata mesi prima), dopodiché vira sullo spettro positivo. Il cuore emana un’aura gelida: Leon ci infila le mani dentro e anche lì trova un disco d’ombra, il terzo. Lo accosta al cilindro che aveva consegnato a Spritz il giorno prima e questi si fondono, formando una piccola piramide oscura.
Nello spettro negativo, pare che la mano alzata della statua sia atta a reggere qualcosa: incurante del pericolo, Leon scala la statua e posiziona la piramide sulla mano… quando capirà ciò che ha fatto, sarà troppo tardi.

Dagli occhi della statua partono due raggi di energia scintillante che colpiscono la piramide, che a sua volta genera un altro raggio di luce che apre di fronte a loro uno squarcio nella realtà verso un mondo luminoso e gelido, dove la sensazione di vuoto li assale.
È impossibile avvicinarsi alla porta: il gelo sta lentamente ghiacciando tutto ciò che si trova nella stanza, e persino gli esoterismi di Adattamento di Kendra sembrano proteggere ben poco: tutto ciò che c’è dall’altra parte è vuoto e una temperatura vicina allo zero assoluto. Ellie tenta di usare la sua Spinta per spostare la piramide, ma l’unica cosa in cui riesce è quella di congelarsi completamente il braccio.
Transitano nello spettro positivo, ma la situazione è la stessa: il portale è però nero. Dallo squarcio nella realtà fuoriescono delle creature tentacolari, grottesche e ributtanti, che in breve mutano assumendo la forma di guerrieri umanoidi che lasciano dietro di loro una scia di oscurità e ghiaccio.
Sono sempre di più, e sono troppi: il gruppo si da alla fuga.
Prima di scappare Vane corre alla sala di controllo del nucleo, e manipola i macchinari per disattivarlo: hanno una ventina di minuti prima che questo si spenga, facendo nuovamente convergere le due linee temporali.
Nella corsa folle verso l’uscita, transitando da una dimensione all’altra per trovare i passaggi giusti, Vane sovrappone dimensionalmente la sua mano alla stessa roccia in cui era rimasto intrappolato Idlas’ka, lacerandosi la carne e rompendosi le ossa.
In un modo o nell’altro riescono a scappare, mentre sotto di loro la terra trema. Mezzi congelati e mortalmente feriti prendono le loro cavalcature e corrono verso Leary, ma nella fuga l’espron di Kendra si rompe una zampa, disarcionandola. La afferrano abbandonando l’animale, e giungono al di fuori della Valle Pallida poco prima che accada l’irreparabile.
Con un’esplosione di oscurità mista a luce le due linee temporali si fondono, provocando un’implosione che devasta l’intera vallata. Il gruppo viene scagliato via dalla successiva inversione di energia e Spritz sbatte la testa svenendo.

Davanti a loro si trova solo la devastazione: non esistono più piante o animali, solo una vallata riarsa e spaccata da crepe e crateri.
Preoccupati per il braccio congelato di Ellie ritornano a Leary, dove una levatrice del luogo gli presta le prime cure. La donna è in grado di guarire buona parte delle ferite del gruppo, compresa la mano distrutta di Vane, ma non sa bene cosa fare per guarire il congelamento di Ellie. Nel frattempo il braccio, scongelandosi, sta diventando nero e cancrenoso.

Con le ultime energie rimaste il gruppo parte alla volta di Auspar, sperando che Auletta e i Sarraceniani possano aiutarli. Nella paura che Ellie possa perdere il braccio, Leon le somministra un crypto di laboratorio chimico vivente. I fluidi trasudati da Ellie paiono servire, e il suo braccio riacquista un colore normale (vi è andata bene che avete trovato fluidi che ripristinavano la Prontezza, avevo già pronta una bella protesi numenera per la tech!).
Arrivati ad Auspar raggiungono la Magione Vivente, con ancora le ferite a gravare sulla loro pelle e l’ombra del vuoto che si annida nelle loro menti…

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