domenica 2 ottobre 2016

The Neversleeping Eye - Sessione 24: Sporazione



I tre agenti decidono di prendere la quarantena come un “periodo di riposo forzato” e approfittarne per riprendere le forze dopo la difficile e faticosa missione a Miceliax. Le 24 ore passano in fretta e, non mostrando ulteriori sintomi, i sigilli vengono sciolti e vengono loro restituiti tutti i crypto, fortunatamente non contaminati.

Mentre stanno per uscire di casa ricevono una telefonata da parte dell’Agente Valori, che li invita a visualizzare un filmato in cui è visibile l’ex-accampamento dei South Bulls durante la notte. Il video è molto sfocato, ma si vede chiaramente un bagliore improvviso in una delle roulotte e un uomo di colore emergervi subito dopo. Un agente di sorveglianza si avvicina all’intruso e gli punta la pistola addosso. L’uomo si ferma e l’agente tenta di ammanettarlo, ma quest’ultimo crolla a terra improvvisamente. L’uomo gli prende la pistola e si allontana.
Il filmato risale a quella stessa notte, poche ore prima, e nessuno è ancora andato a esaminare la situazione: sarà compito degli agenti.

Durante il tragitto, le considerazioni sono abbastanza ovvie: l’uomo di colore spuntato dalla roulotte con un bagliore è un ricorsore. In un’ora e mezza arrivano all’accampamento e trovano il cadavere dell’agente di sorveglianza: il suo corpo è stato prosciugato, come se tutti i liquidi fossero stati estratti a forza. Gli è stata sottratta solamente la pistola, e sono piuttosto evidenti le tracce recenti di una motocicletta (rubata dal parcheggio dei South Bulls).

Gli agenti danno un rapido esame all’ambiente trovando qualche infinitesimale traccia di spore all’interno della roulotte in cui si è verificata la traslazione, dopodiché trascinano il cadavere al coperto e Eleonor collega al suo cervello il dispositivo N.E.C.R.O.

Prima di rischiare di friggergli il cervello riescono, tramite l’artefatto, a porre alcune domande al cadavere, ma il maggior indizio ottenuto sono alcuni dettagli sul suo corpo: “occhi gialli, puzza di marcio”.
Riprendono la macchina e seguendo le tracce della moto puntano nuovamente sulla statale, fermandosi poi alla prima tavola calda. Nel frattempo Hector cerca informazioni sui corsi d’acqua della zona, perché l’ipotesi è che lo strano ricorsore ne sia attirato.
Alla radio, i tre vengono a conoscenza dell’arrivo di una tempesta nel tardo pomeriggio.

La tavola calda è la stessa in cui, una settimana prima, Theodore si era spacciato per un ispettore dell’ufficio di igiene. Effettivamente viene riconosciuto dalla cameriera che si dimostra molto gentile nei suoi confronti. I tre fanno alcune domande sul passaggio di uno strano individuo di colore, ed effettivamente la cameriera gli dice che quella mattina, all’alba, c’è stata una rissa: uno strano uomo che puzzava di marcio si è seduto al tavolo con una prostituta della zona (“Gina o Lina, non ricordo”) che, dopo un primo momento in cui sembrava arrabbiata, si è calmata e ha iniziato a parlare con lui. Poi è scattata una rissa tra l’uomo di colore e il cuoco, che si è beccato uno sgabello in testa, e l’uomo se ne è andato subito dopo con la prostituta.
Parlando con i clienti, Theodore convince alcuni bifolchi che stavano facendo colazione a dirgli il motel in cui la prostituta intrattiene i suoi clienti.

Gli agenti, tenendo sempre informato sui loro spostamenti l’agente Valori, si recano al motel in questione e, dopo aver allungato 100$ al proprietario, riescono a farsi dare le chiavi della camera di Gina Desert (questo il suo “nome d’arte”), dove effettivamente è stata quella mattina presto assieme a un uomo.
Hanno fortunatamente la buona idea di mettersi le maschere antigas prima di entrare nella stanza, perché non appena aprono la porta uno sbuffo di spore li investe. Prima di fare qualsiasi altra mossa gli agenti chiamano la Fondazione per richiedere l’intervento di una squadra anti-contaminazione.
Mentre attendono, nella loro mente comincia a farsi largo l’ipotesi che lo strano ricorsore non sia altro che lo stesso fungo Tchoya, giunto sulla Terra dopo aver capito come traslare.

La squadra di bonifica giunge, ma nel frattempo Eleonor utilizza i suoi poteri di premonizione per scovare dove sia finita Gina. Ha una visione di lei, assieme ad altre persone, sedute al tavolo di un bar con una brocca d’acqua di fronte. Il nome del bar è “The Signal”, ed è piuttosto semplice per il gruppo scovare l’indirizzo del posto su internet.
I tre stanno per andarsene lasciando la squadra di bonifica a fare il suo lavoro, ma Eleonor si accorge in quel momento di una crepa nella maschera antigas che aveva utilizzato fino a quel momento. È costretta a farsi esaminare dai medici della Fondazione, che non rilevano tracce di spore nel suo sangue ma le consigliano di mangiare molto sale e bere dell’alcool per contrastare la possibile infezione.

Senza perdere ulteriore tempo gli agenti si recano al The Signal, un bar situato nella zona centro-sud di Houston, costruito proprio a ridosso del Buffalo Bayou, uno dei maggiori corsi d’acqua della città. Non si riesce a vedere nulla all’interno così, mentre Theodore fa il giro dal retro, Eleonor e Hector prendono la porta principale. Tutti e tre, indossando le tute anticontaminazione, hanno intenzione di spacciarsi per agenti governativi ed evacuare l’area eccezion fatta per i loro bersagli.

All’interno, Eleonor e Hector si trovano di fronte a una strana situazione: ci sono una dozzina di persone, sedute silenziose ai tavoli con colmi di bicchieri e grosse brocche d’acqua. Tra queste riconoscono quella che probabilmente è la prostituta Gina, ma le persone alzano lo sguardo verso di loro si accorgono che hanno tutte gli occhi completamente bianchi: sono state contaminate!
Theodore, dal retro, intravede un uomo di colore recarsi al bancone e decide di seguirlo silenziosamente.

“Desiderate qualcosa, signori?”, chiede l’uomo dagli occhi gialli a Eleonor e Hector, ignorando il fatto che indossino le ingombranti tute gialle.
I due agenti tentano di prendere tempo, ma nel giro di pochi istanti scoppia il panico: mentre cercano di andarsene, l’intera clientela contaminata del locale si alza e si dirige verso di loro con intenti ostili. Eleonor riesce a prendere la porta e ad andarsene, mentre Hector rimane da solo a fronteggiare l’orda.
Theodore, ancora nascosto, ne approfitta per tentare di stordire il ricorsore dagli occhi gialli con il suo taser.

Nel giro di pochi istanti, scoppia la violenza: i contaminati attaccano Hector tempestandolo di colpi. Fortunatamente la forma stretta del locale non permette un accerchiamento completo, quindi Hector non si trova mai a doverne fronteggiare più di due alla volta.
L’attacco di Theodore non va a buon fine, e il ricorsore lo attacca colpendolo con dei potenti pugni che probabilmente gli incrinano qualche costola e lo lasciano senza fiato. Theodore estrae la pistola e spara al ricorsore: un paio di proiettili vanno a segno, e dalle ferite, oltre al sangue, vengono emessi degli sbuffi di spore.

Eleonor, nel frattempo, corre a un benzinaio situato poco distante e, puntando la pistola contro un poveraccio che stava facendo rifornimento alla sua macchina, gli urla di riempire delle taniche e seguirla. L’uomo esegue, e insieme si recano nuovamente verso il locale.

All’interno, Hector sta tenendo testa abbastanza bene al gruppo di avversari: riesce a darne almeno quante ne prende. Theodore, invece, non ne avrà ancora per molto: il ricorsore ha una forza disumana e i suoi continui tentativi di strappargli la tuta anticontaminazione per toccarlo non lasciano presagire nulla di buono.

Eleonor spalanca la porta, innaffiando di benzina l’intero locale e gli aggressori di Hector, poi lanciandola al di là del bancone e colpendo anche il ricorsore dagli occhi gialli. Basta una scintilla, e l’intero locale (costruito in buona parte in legno) prende fuoco. Eleonor ed Hector si lanciano fuori dalla porta principale, mentre Theodore, dopo aver visto i vestiti del ricorsore prendere fuoco, corre sul retro.

I tre sono costretti a sigillare le porte e lasciare che i contaminati all’interno brucino, mentre nel frattempo chiamano la Fondazione e la allertano sul pericolo. In breve giunge l’agente Valori con medici, militari e altro personale, che bloccano la strada e si preoccupano di tenere a bada l’incendio. I tre personaggi vengono curati dal personale medico.
La tempesta, preannunciata quella mattina, è ormai su Houston. Fulmini e lampi riempiono il cielo, e l’acqua inizia a scendere a catinelle.

La situazione sembra risolta, quando uno dei medici della Fondazione chiama l’agente Valori chiedendogli di andare sul retro del bar bruciato. Il gruppo li segue, e lì vedono chiaramente qualcosa nell’acqua del Buffalo Bayou: una massa fungoide rotonda, di ampiezza ormai vicina ai cinque metri, che, assorbendo l’acqua del fiume e della pioggia continua, si sta ingrandendo a vista d’occhio…

La prossima sessione sarà l’ultima, per il gruppo di agenti: Houston è condannata alla contaminazione o troveranno un modo per fermare questo flagello?

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